(Teleborsa) - I
curdi a difesa di Kobani sono a corto di munizioni e con la città circondata e la Turchia che controlla l’unico sbocco
oltre il confine la situazione cominci a farsi davvero difficile.
Mentre le milizie dello Stato islamico sfruttano le linee di rifornimento siriane dall’Iraq, dove hanno sequestrato ingenti quantitativi di armi "made in Usa", i curdi di Kobani, che ne combattono l’avanzata, non vengono riforniti per nessuna via dalla Turchia, un paese che continua a classificarli ancora come una minaccia, alla stregua dei "tagliagole" dell’
Isis.
Il controllo turco sulle rotte di approvvigionamento per Kobani, pone
domande su quanto a lungo i curdi potranno resistere contro l’Isis, sicuramente meglio attrezzati.
I difensori della città sono
miliziani del YPG, un movimento affiliato al
PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, il gruppo separatista a lungo visto come minaccia dai servizi di sicurezza della Turchia.
"La Turchia deve aprire un corridoio per la spedizione di munizioni al YPG, così come per i volontari che vogliono combattere", dicono riportano fonti vicine interne all’enclave "peshmerga". "Siamo a corto di armi e munizioni e non sappiamo per quanto tempo possiamo resistere".