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Isis, su Obama la pressione per l’invio di truppe terrestri

Politica
Isis, su Obama la pressione per l’invio di truppe terrestri
(Teleborsa) - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama sta percorrendo uno scivoloso pendio, sia in Iraq che in Siria, cercando di evitare la conclusione di alcuni consiglieri sull’inefficacia degli attacchi aerei limitati contro lo Stato Islamico, per romperne il dominio.



Fino ad ora le forze aeree della coalizione non sono riuscite a smuovere le postazioni jihadiste che hanno circondato la città siriana di Kobane, a ridosso del confine con la Turchia, né a fermare l'avanzata dell'Isis verso Bagdad.

La posizione di Obama è adesso sfidata da alcuni militari e dei servizi segreti ufficiali, oltreché dalla diplomazia americana, tutti concordi nel dire che deve essere fatto di più.

Il presidente degli Stati Uniti, non che capo supremo delle forze armate americane, si è rifiutato di prendere in considerazione l'invio di forze militari per fronteggiare sul terreno le milizie dell’Isis, nonostante gli avvertimenti del Generale dell'esercito Martin Dempsey, presidente del Joint Chiefs of Staff, del Segretario di Stato John Kerry e di altri funzionari dei servizi segreti, che continuano a rimarcare l’insufficienza degli attacchi aerei, per distruggere definitivamente la minaccia dello Stato Islamico.

L’analista militare, Anthony Cordesman, del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali, ha detto che due mesi di campagna aerea "stanno facendo troppo poco e troppo lentamente", e l’approccio è talmente limitato per gli standard di recenti conflitti che "sembra poco più di una esercitazione militare".
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