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La "questione energetica": dallo sviluppo dei distretti alla nuova programmazione

Economia, Welfare
La "questione energetica": dallo sviluppo dei distretti alla nuova programmazione
(Teleborsa) - Si torna a parlare di energia e, soprattutto, di coordinamento di politiche energetiche a due livelli, da un lato garantendo un'armonizzazione a livello europeo, dall'altro fra la politica energetica nazionale e quella locale. E' questo il tema dell'ultimo convegno organizzato dalla CISL sul tema "I Distretti energetici ambientali a sostegno della Strategia Energetica Nazionale".

Nel corso dei lavori sono stati messi in luce gli aspetti strategici di una politica energetica che parta dal territorio per delineare un percorso di sviluppo che sia di sostegno alla crescita ed all'occupazione. Si è fatto cenno alla cosiddetta "schizofrenia europea" nel gestire la politica energetica e nell'affrontare una crisi che si è rivelata più pronunciata e prolungata del previsto.

A questo proposito, Teleborsa ha chiesto al segretario generale della Flaei Cisl, Carlo De Masi, come si possa curare questo "morbo" che affligge l'Europa. Premettendo che i problemi vanno affrontati su due piani (a livello europeo e nazionale), il segretario sindacale ha tracciato alcune priorità: i rapporti con le rinnovabili, le innovazioni di rete, l'efficienza energetica, la mobilità elettrica, la domotica e così via. De Masi ha anche affrontato il tema dei distretti energetici come risorsa per rilanciare il settore, giacché i grandi impianti hanno fatto il loro tempo e dimostrato i limiti di fronte ad una domanda in calo.

Una grande chance sarebbe quella di creare opportunità per il rilancio del settore e dell'occupazione, anche ipotizzando delle piccole comunità in grado di produrre energia a chilometri zero, grazie all'autosufficienza ed alla possibilità di controllare i costi. Un modello alla internet (tante reti che interconnettono ad un grande network) è un futuro credibile? Secondo De Masi è un modello futuristico in cui la CISL crede molto e che potrebbe garantire lo sviluppo del Paese e dell'occupazione.

Al convegno è intervenuto anche l'Amministratore delegato di A2A, Luca Valerio Camerano, che per primo ha coniato il termine "schizofrenia", parlando della persistente assenza di una programmazione. Riguardo alla crisi energetica, Camerano ci ha spiegato che sono tre le esigenze sentite: innanzi tutto semplificare le "cure" per questo malato cronico, ad esempio creando un tavolo di confronto governo-imprese-sindacati che ridefinisca le priorità, poi, bisognerebbe ridurre la capacità energetica utilizzata ed, infine, sfruttare le potenzialità che derivano dalle interconnessioni fra il settore energetico e la filiera ambientale.

Alberto Irace, Amministratore Delegato di ACEA, è intervenuto su alcuni aspetti che riguardano il settore elettrico e gli oneri imposti alle famiglie. Vi sarebbero una serie di interventi quanto mai opportuni, come quello di prolungare i termini del diritto di recesso e garantire agli utenti ed alle società una flessibilità "controllata" (non così istantanea come avviene oggi). Poi si potrebbe intervenire cambiando il sistema tariffario, che oggi tende a limitare i consumi e penalizzare gli utenti con oltre 3 kilowatt, mentre oggi anche le famiglie con un condizionatore hanno una potenza che supera tale limite. Quanto al problema degli oneri fiscali nelle bollette elettriche il manager ha riaffermato la necessità di ridurne il peso, come leva per lo sviluppo, anche se questo è un problema che andrebbe affrontato a livello di governo.

Quali cure si impongono per il mercato energetico? Alla domanda ha risposto il responsabile delle relazioni esterne e territoriali di Enel, Massimo Bruno, parlando della necessità di stilare nuovi obiettivi futuri con il coinvolgimento di tutti gli attori (parti sociali, imprese e governo). Il vero problema, però, è la burocrazia, perché i tempi autorizzativi oggi sono lunghissimi, dunque una delle cure potrebbe tradursi in "meno burocrazia".
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