Facebook Pixel
Milano 19-apr
33.922,16 +0,12%
Nasdaq 19-apr
17.037,65 -2,05%
Dow Jones 19-apr
37.986,4 +0,56%
Londra 19-apr
7.895,85 +0,24%
Francoforte 19-apr
17.737,36 -0,56%

La morte del Tai, una delle tante e non ultima ecocatastrofe

Ambiente, Economia, Politica, Scienza e tecnologia
La morte del Tai, una delle tante e non ultima ecocatastrofe
(Teleborsa) - La storia del lago Tai potrebbe iniziare con il fatidico "C’era una volta" se non si stesse per raccontare l’ennesima abdicazione dell’intelligenza umana. Siamo in Cina, ma come raccontato nei foto racconti "Terra Pianeta Violentato" ed "Economia di un’ecocatastrofe", l'argomento trattato è una delle ormai tante catastrofi ecologiche presenti sul pianeta, simbolo palese di un sistema economico votato all'ottenimento immediato di risultati finanziari che perde di vista l’orizzonte della sua sostenibilità.

Il lago Tai, letteralmente il Grande Lago, è una specchio d’acqua di circa 2.250 km2, il doppio dell'area metropolitana di Roma, nei pressi della foce del fiume Chang Jiang ed a circa 100 km da Shangai. Era, si noti il tempo passato del verbo, la riserva d’acqua di una parte della popolosa provincia di Jiangsu, circa un milione di contadini trovavano sostentamento dal lago e la pescosità dello stesso dava da vivere a migliaia di pescatori. La situazione odierna del bacino è ben descritta dallo scrittore cinese Qiu Xiaolong nel romanzo "Le lacrime del lago Tai": una schiumosa poltiglia verde lo ricopre tutto e nel lago la vita è ridotta ai minimi termini. Le acque reflue di 3.000 aziende che circondano lo specchio d'acqua sono trattate da impianti di depurazione fatti funzionare al minimo per ridurre i costi e massimizzare i profitti, cosicché ingenti quantità di veleni, cianobatteri e rifiuti devastano uno dei più grandi patrimoni ecologici cinesi.

La popolazione, oltre 2 milioni di persone, sa bene che ora l’acqua del Tai non si più utilizzare per bere, lavare e coltivare, ma qualcosa si deve mangiare, di qualcosa si deve morire, e se poi aumentano i casi di tumore cosa importa rispetto a come si stava all'epoca della rivoluzione culturale voluta dal Grande Timoniere Mao Tse-tung?

La gente comune non protesta, gli ambientalisti, strano pensare che in Cina esistano, lanciano allarmi ma vengono messi a tacere. E’ accaduto a Wu Lihong, ex venditore in una delle aziende chimiche prospicienti il lago, che resosi conto di cosa le fabbriche come la sua stavano facendo alle acque del lago lungo in cui è cresciuto, ha iniziato a raccogliere le prove che testimoniassero il crimine ambientale, ma nel 2007 l’attivista è stato arrestato con l’accusa di frode ed estorsione nei confronti delle imprese inquinanti e condannato a tre anni di carcere.

Finora il governo cinese ha speso circa 12 miliardi di dollari per la bonifica della acque senza che ci sia un significativo cambiamento. "Se doveste cadere in quest’acqua dovreste strapparvi uno strato di pelle" fa notare Wu Lihong che constata come nulla fermi gli impianti chimici, le fabbriche tessili ed i laboratori di ceramica, i cui prodotti troviamo anche nei nostri negozi, che continuano a scaricare i propri liquami nocivi nei corsi d’acqua che alimentano il Tai perché è sempre più conveniente pagare le sanzioni per aver violato le norme piuttosto che mettersi in regola.

Quello che lascia perplessi è come l'obiettivo di una crescita economica continua valga più dei limiti temporali che la Terra ci sta ponendo, sempre più pressantemente come raccontato in "Qui Pianeta Terra: tempo scaduto", mettendo a nudo le pecche di uno sviluppo a tutti i costi, così in Cina come in altre parti nel mondo.
Condividi
```