(Teleborsa) - Per la prima volta, in almeno 55 anni, nemmeno una delle economia avanzate vedrà i prezzi al consumo crescere di oltre il 4%. L’ultimo anno, in cui un quarto delle nazioni più ricche ha registrato un tasso simile o superiore è stato il 2011.
L’
Ocse, nel suo rapporto, ha detto che l'inflazione media, al netto di alimentari ed energia, non ha mai superato il 2%, dall'inizio del 2009; quindi si tratta del più lungo periodo di debolezza da quando esiste la tracciabilità del dato, cioè da 43 anni fa.
Inoltre, le previsioni di consenso per l'inflazione, hanno registrato un trend discendente dalla fine del 2012; anche qui, il più lungo down grade dalla fine degli anni 1990.
Questi dati, riportati in uno studio di
Citigroup dello scorso 1 dicembre e prodotti dall’economista
Michael Saunders, evidenziano un mondo governato in regime di bassa inflazione.
Guardando al futuro, Saunders, non vede l'inflazione media per qualsiasi economia avanzata, superare il 3% nel periodo 2015-2019.
Questo è ciò che, forse, più preoccupa i
responsabili della politica monetaria della Fed, riuniti oggi a Washington, per il FOMC. Più che l’implosione economica della
Russia, creata artificialmente.
"La Fed è in un angolo, vorrebbe aumentare i tassi, ma questa volontà è soffocata da variabili come il
petrolio, il dollaro e l’inflazione, che in rapporto causa-effetto hanno assunto orientamenti per certi versi inaspettati", ha detto
Bill Gross, neo partner e strategist a Janus Capital.
Citigroup e il premio Nobel
Paul Krugman, sono d'accordo con Gross. Citigroup non vede la Fed agire sui tassi nel Fomc odierno, mentre
Krugman domenica scorsa ha detto che la Fed potrebbe tenere i tassi ai livelli attuali per tutto il prossimo anno. "Stiamo assistendo ad un tratteggio di un’economia molto fragile. Per questo motivo non vediamo come l’inflazione possa rialzare la testa".
La scommessa è che il miglioramento del mercato del lavoro e la forte contrazione dei prezzi petroliferi, possa far lievitare il potere di acquisto degli americani. Da qui un impegno della
Yellen a tenere i tassi su questi livelli per un "periodo considerevole".
Perché la Fed dovrebbe preoccuparsi di una bassa inflazione all'estero, quando la
disoccupazione sta segnando il passo negli Stati Uniti?
Jeremy Hale, altro autorevole economista, ha la risposta nel sostenere che gli Stati Uniti sono sempre più esposti a pressioni sui prezzi esteri.