(Teleborsa) - Non tutti i mali vengono per nuocere, secondo l'OPEC. Nel consueto Rapporto mensile sul mercato del petrolio, infatti, l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio ha rilevato come l'attuale
crollo delle quotazioni del greggio stia producendo un
rallentamento della produzione dei Paesi non OPEC.
Il riferimento agli
Stati Uniti, tra i principali fautori dell'attuale depressione dell'oro nero per via del boom dello shale gas e della quasi raggiunta indipendenza energetica, non è casuale.
L'Organizzazione ha infatti
tagliato di 100 mila barili giornalieri le
stime sulla produzione di greggio degli USA annoverando, tra i motivi di questo rallentamento, il calo del numero di impianti attivi in Nord America, la diminuzione dei permessi di perforazione e la riduzione dei piani di spesa delle major energetiche internazionali.
Per l'
intero 2015 il Cartello, che produce circa un terzo del greggio totale, prevede anche un indebolimento della domanda del "suo" petrolio, vista ora a quota 28,8 milioni di barili al giorno, circa 100 mila barili in meno rispetto a quanto stimato lo scorso mese.
Il calo dei prezzi e la ripresa dell'economia nordamericana e dei Paesi emergenti asiatici favoriranno comunque una
lieve ripresa della domanda globale, anche se l'
eccesso di scorte che ha caratterizzato la seconda parte del 2014 continuerà a deprimere le quotazioni del barile anche nell'anno da poco iniziato.
Il Report redatto oggi dall'OPEC ha fermato la corsa al ribasso del petrolio iniziata stamane dopo il rimbalzo della vigilia.