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Banda ultralarga oggi sul tavolo del Governo Renzi

Economia, Scienza e tecnologia
Banda ultralarga oggi sul tavolo del Governo Renzi
(Teleborsa) - Il Consiglio dei ministri di oggi potrebbe entrare nella storia della Repubblica come quello della "Banda Ultralarga" o di "Internet per tutti". A detta del mensile Wired, il governo si appresta a presentare un piano per far fare al Paese un balzo tecnologico importante. Sembrerebbe che siano pronti 6 miliardi di euro per incentivare gli operatori di telecomunicazioni ad investire in infrastrutture che consentano di abbattere il digital divide nazionale e, contemporaneamente, portare le connessioni ad internet ad alta velocità nelle case degli italiani.



Sarà un intervento governativo che prevede agevolazioni fiscali, semplificazioni burocratiche ed altre misure finalizzate a garantire all’85% della popolazione con una connettività di 100 Mbps in fibra ottica per rientrare negli obiettivi della Comunità europea entro la scadenza del 2020. Secondo le bozze che circolano fra gli operatori, il governo programma la sostituzione delle reti d'accesso in rame con i loro duplicati in fibra ottica secondo una struttura fiber to the home o fiber to the building.

E' un progetto di "rottamazione", attività tanto cara al premier Matteo Renzi, che sarebbe scaturito dopo il fallimento dell'accordo tra Telecom Italia e Metroweb per la realizzazione di una chiacchieratissima rete d’accesso avveniristica. Telecom ha giudicato non necessario il sodalizio e si è detta capace di poter provvedere con proprie risorse investendo 3 miliardi di euro in 40 città italiane. L’annuncio deve essere sembrato piuttosto timido e non sufficiente a raggiungere gli obbiettivi governativi, da qui è partita l’elaborazione del piano coordinato dal vice segretario alla Presidenza del Consiglio, Raffaele Tiscar, che ha coinvolto il Ministero di Sviluppo economico, Infratel Italia, l'Agenzia per l'Italia Digitale.

C'è comunque la sensazione che stia per essere "partorito il solito topolino" dalla montagna degli annunci. Non è la prima volta che si cerca di mettere mano alle telecomunicazioni italiane e sempre ci si è scontrati con la "resistenza dell'infrastruttura in rame" di Telecom Italia, valutata circa 15 miliardi di euro, in gran parte portati in ammortamento nei bilanci dell'azienda. Da qui nasce la riluttanza di Telecom Italia ad abbandonare il vecchio e caro doppino telefonico, che tra l'altro la tecnologia rende ancora valido, e farle preferire soluzioni ibride dove la fibra verrebbe porta fino al ripartitore di strada da dove partono verso l'utenza i rilanci in rame. Inoltre, Telecom Italia , dalla scalata di Colaninno presenta costantemente un bilancio in perdita, le cifre oggi parlano di 28 miliardi d'euro di indebitamento, un macigno che limita le possibilità d'azione dell'azienda.

Quello che non convince della proposta governativa, almeno per come si sta delineando, è che questa auspica il rinnovo di un asset strategico nazionale tramite l'attività sussidiaria dello Stato, delegando al mercato il compito di realizzare una "svolta innovativa". Una possibilità remota visto che la scelte del mercato, influenzato dai bilanci delle aziende, non sono sempre in linea con il bene comune. Non resta, quindi, che attendere il prossimo gli annunci di Matteo Renzi per vedere quali novità ci troveremo a valutare.
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