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Scuola, sulle assunzioni il Governo dà i numeri

Ora le assunzioni dal 1° settembre sono diventate 35mila

Economia, Welfare
Scuola, sulle assunzioni il Governo dà i numeri
(Teleborsa) - Il Governo Renzi sulla questione delle assunzioni continua a regalare colpi di scena, dopo le polemiche dei giorni scorsi.

Prima 148mila, poi 125mila, anzi 180mila. Dopo il piano di assunzioni al rialzo dei giorni scorsi, con l’approvazione imminente di un piano storico che avrebbe cancellato la “supplentite” e la piaga del precariato scolastico italiano, il Governo ritorna con i piedi per terra, allineandosi al semplice turn over degli Esecutivi che lo hanno preceduto: le immissioni in ruolo che verranno realizzate nella prossima estate si sarebbero infatti ristrette a 35mila, al massimo 45mila.

Le tante assunzioni rimanenti, quelle da attuare con l’organico funzionale, introdotto con il disegno di legge, si faranno invece, se va bene, nel 2016, a riforma approvata.

"È sempre più evidente che questo Governo è in confusione" sottolinea il sindacato della scuola Anief "se questa ipotesi dovesse tradursi in realtà, infatti, avremmo assistito solo a un grande bluff. Dopo una campagna governativa mediatica durata oltre sei mesi e una consultazione nazionale on line di sessanta giorni, l’amministrazione dimostra di non avere ancora le idee chiare".

Secondo Marcello Pacifico sindacalista Anief-Confedir, "negare la stabilizzazione a diverse decine di migliaia di supplenti abilitati o vincitori di concorso, inclusi nelle graduatorie d’Istituto e in quelle di merito, significherebbe per lo Stato prendersi una responsabilità non indifferente: gli effetti della sentenza della Corte di Giustizia europea dello scorso 26 novembre stanno infatti facendosi sempre più sentire nei tribunali italiani".

"Ora, considerando che ogni supplente viene indennizzato, mediamente, con cifre che vanno dai 35mila ai 50mila euro – continua Pacifico – è evidente che più è alto il numero delle mancate assunzioni, più l’amministrazione scolastica si esporrà al pericolo di condanne. Siamo nell’ordine di 2, forse anche 3 miliardi di euro".
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