(Teleborsa) - In Europa vi sono
39 milioni di giovani NEET (Not in Education, Employment or Training), acronimo entrato nel linguaggio comune per indicare coloro che non studiano e non lavorano. Lo rivela l'ultimo rapporto dell'OCSE sul lavoro giovanile, segnalando un aumento di una crescita rispetto al periodo pre-crisi ( prima del 2008) ed indicando che
più della metà sono nei Paesi dell'Europa meridionale, come la Grecia e la Spagna.
Quel che è peggio e che l'
OCSE ha rilevato anche un
drastico crollo delle competenze di coloro che si laureano e che entrano nel mondo del lavoro:
il 10% ha scarse competenze di lettura e comprensione del testo ed il 14% è carente in capacità di calcolo. Per chi ha abbandonato la scuola superiore secondaria, la percentuale sale al 40%.
La fotografia dell'Italia mette in luce una situazione anche peggiore: dietro c'è solo la Grecia. In Italia,
dove la disoccupazione dilaga, il tasso di occupazione dei giovani under 30 è sceso di quasi 12 punti percentuali tra il 2007 e il 2013, passando dal 64,33% al 52,79%. Peggio fa solo la Grecia (48,49%). I NEET sono il 26,09% degli under 30, quarto dato più elevato tra i Paesi OCSE.
Quanto alle competenze, la tipologia di lavoro e spesso il precariato non non ne favoriscono lo sviluppo: il 31,56% dei giovani svolge un lavoro di routine, ed il 15,13% svolge un lavoro che non richiede grandi capacità di apprendimento. Almeno il 54,3% non ha alcuna esperienza nell'uso del computer al lavoro.
In realtà, il problema delle competenze e della non rispondenza delle competenze rispetto al lavoro che si svolge è comune in tutta l'area OCSE, dove il 62% di persone svolge un lavoro che non corrisponde alla propria formazione e con una tendenza alla sovra-qualificazione (26%).