(Teleborsa) - Dopo i tentativi di ripresa che avevano dato una tregua ai ribassi innescati dall'
accordo internazionale sul programma nucleare dell'Iran,
si indeboliscono nuovamente i prezzi del petrolio.
Il West Texas Intermediate americano scivola dell'1,10% a 50,3 dollari, mentre il Brent londinese riduce le perdite dello 0,67% a 56,66 dollari al barile.
A dare una spinta al ribasso, il rafforzamento della moneta statunitense, la prospettiva di un aumento delle forniture iraniane d
opo l'accordo sul nucleare, mentre si attende che oggi l’
EIA pubblichi il consueto report sulle scorte, statunitensi
con gli analisti che prevedono un calo di 1,6 milioni di barili.
L'eccesso di petrolio nei mercati mondiali fa rimanere sotto pressione i prezzi dell’oro nero, anche se gli ultimi dati mostrano che c'è stata in alcuni Paesi una crescita della domanda di petrolio. E' il caso della Cina dove la domanda di greggio rimane forte e non sta mostrando segnali di rallentamento.
Nel mese di giugno la domanda di prodotti petroliferi della Cina è cresciuto costantemente. Secondo
Standard Chartered la domanda di prodotti petroliferi in Cina a giugno si è mostrata in salita del 6,5% rispetto all'anno precedente e del 2% rispetto a maggio. Nello stesso mese, le esportazioni di greggio dell'Arabia Saudita verso la Cina sono cresciute addirittura dell'80% su base mensile arrivando a 1,3 milioni di barili al giorno, dato più alto dal gennaio 2013.
Dato questo che non ha influito sul report dell'
American Petroleum Institute, che aspettando i dati dell' EIA di oggi, ha rivelato che i suoi dati hanno mostrato un aumento di 2,3 milioni di barili delle scorte di greggio statunitense.