(Teleborsa) - L’
ultimo ciclo di colloqui tra la Grecia e i suoi creditori è iniziato con una lite.
I funzionari europei sostengono senza mezzi termini
che gli impegni presi dal governo greco devono ancora essere attuati e sorge il dubbio che siano stati presi, in teoria, solo per avere accesso ai
prestiti di emergenza che varranno erogati il prossimo mese.
I tecnici della
Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale, il meccanismo europeo di stabilità e la Commissione europea, sono ad Atene per negoziare con le controparti greche, i punti di politica economica che devono essere attuati nel corso dei prossimi tre anni, in cambio dell’erogazione dei prestiti emergenza che ammontano a 86 miliardi di euro.
Un memorandum d'intesa dovrebbe essere concordato nelle prossime due settimane, in modo che il piano di salvataggio possa essere predisposto prima del rimborso delle obbligazioni detenute dalla BCE. In caso contrario la BCE si vedrebbe costretta ad erogare un altro prestito ponte a breve termine, per evitare di default.
I colloqui di questi giorni ad Atene verteranno principalmente su alcune modifiche al sistema pensionistico, al mercato del lavoro e alla politica fiscale. Uno scoglio da superare è comunque il disaccordo dei creditori.
"Altre riforme sono attese da parte delle autorità greche", ha detto la
portavoce della Commissione europea Mina Andreeva ai giornalisti riuniti a Bruxelles.
Le banche greche restano ancora sotto un severo controllo dei capitali, quattro settimane dopo che il governo ha indetto un
referendum su un piano di salvataggio, con cui gli elettori hanno consegnato un sonoro "no" alle condizioni economiche imposte dai creditori europei, disatteso poi da Tsipras per i grossi rischi di un collasso finanziario di Atene.