(Teleborsa) - A quanto pare
la vendita di greggio sarebbe un grosso affare per l’autoproclamato Stato Islamico. Il commercio di petrolio
riempirebbe le casse dell’Isis fino a 45 milioni di dollari al mese. E’ quanto riportano fonti dei servizi segreti iracheni e alcuni funzionari americani.
Secondo un servizio redatto dal giornale britannico
Financial Times,
l’Isis venderebbe i barili di petrolio tra i 18 e i 40 dollari, mentre sui mercati internazionali vale oggi 44,69 dollari per ogni barile di WTI e 48,04 ogni barile di Brent.
I ricavi giornalieri sarebbero poco meno di un milione di dollari, frutto di 30 mila barili estratti quotidianamente nei territori siriani conquistati e altre migliaia di barili estratti nei campi dell’Iraq del nord, nelle zone di Mosul, come fa rilevare Ibrahim Bahr al-Oloum, membro del Comitato per l'energia del parlamento iracheno.
Il paradosso è che l’Isis venderebbe petrolio anche ai propri nemici del nord siriano, in quanto monopolista delle zone conquistate e in quelle in cui è riuscita creare dei cuscinetti territoriali, una sosta di terra di nessuno dove le autorità dei governi, siriano e iracheno, non riescono a ripristinare i propri presidi e dove, comunque, le popolazioni hanno bisogno di approvvigionamenti petroliferi per far funzionare le proprie strutture.