(Teleborsa) -
L'economia cinese conferma uno stato di grande difficoltà, soprattutto del settore manifatturiero, un tempo vanto e motore di crescita della più grande economia asiatica.
Gli ultimi dati del
PMI manifatturiero, elaborato dall'ufficio governativo, ha segnalato un indebolimento dell'indice dei direttori acquisto
ai minimi degli ultimi 3 anni a 49,6 punti dai 49,8 di novembre, risultando
inferiore al consensus di 49,9.
Oltre ad essere il
livello più basso da agosto del 2012, il PMI si conferma al di sotto della soglia dei 50 punti, al di sotto della quale si è in uno
stato di contrazione dell'attività, per non dire recessione. Il deterioramento è stato determinato da una stagnazione della domanda, che ha costretto le imprese ad acquistare meno.
Un segnale analogo è stato offerto anche dall'altro
indice elaborato da Martkit/Caixin che, pur essendo risalito
a 48,6 punti da 48,3, si conferma in zona recessione per il nono mese consecutivo.
Naturalmente, questa lettura del PMI rafforza la convinzione che l'economia cinese non riuscirà a raggiungere
il target di crescita previsto per quest'anno e che
la banca centrale sarà costretta a lanciare nuovi stimoli.
Oggi sono stati diffusi anche i dati di altri importanti economie asiatiche, come l'
India, la cui attività manifatturiera è caduta sui minimi degli ultimi 25 mesi, con un
PMI indicato a 50,3 punti dai 50,7 precedenti.
Migliora invece il quadro economico in Giappone, dove la manifattura si è attestata ai
massimi degli ultimi 20 mesi. Il PMI manifatturiero elaborato da Nikkei è salito
a 52,6 punti dai 52,4 del mese precedente, anche se ha rivisto leggermente al ribasso la stima flash di 52,4.