(Teleborsa) -
Il Ddl Cirinnà sulle Unioni Civili supera il primo ostacolo al
Senato, che ha
respinto la richiesta di "non passaggio" all'esame degli articoli in Aula con 195 voti contrari, 101 favorevoli e 1 astenuto. La bocciatura della richiesta è stata favorita dalla decisione del Presidente del Senato Pietro Grasso di
non ricorrere al voto segreto. Se non fosse stato respinto, il provvedimento non sarebbe sbarcato in Aula, ma sarebbe tornato in Commissione.
La richiesta era stata avanzata dalle opposizioni e se ne era fatta promotrice soprattutto la Lega, ma il
Presidente del Senato Pietro Grasso ha ritenuto che il tema rientrasse nell'ambito dell'applicazione dell'
articolo 2 della Costituzione, relativo ai diritti inviolabili dell'uomo, decidendo dunque che
la richiesta verrà esaminata dal Senato con voto palese.
La decisione ha alimentato la
polemica, soprattutto del leghista
Roberto Calderoli, il quale ha ricordato di aver presentato la richiesta perché il tema fa parte del diritto di famiglia. Poi, ha aggiunto che Grasso
"ha preso una decisione politica in solitaria".
In tutto questo vespaio,
il governo resta in posizione di sostanziale neutralità e non esprimerà una valutazione politica, ma solo un
parere tecnico, secondo quanto spiegato dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando, il quale ha ricordato che all'interno della maggioranza vi sono opinioni contrastanti sul tema.
Il
Pd ha deciso di lasciare
libertà di coscienza ai propri senatori solo su
3 emendamenti, uno dei quali sostituisce la
stepchild adoption con una forma di affido rafforzato. La frangia cattolica del centrosinistra, tuttavia, ha replicato che gli articoli delicati sono 9 e non 3. Le
opposizioni hanno invece presentato
oltre 5 mila emendamenti, in gran parte a firma Calderoli della Lega Nord.