(Teleborsa) - Ancora una volta la
scienza, quella con la "S" maiuscola, dà ragione ad
Albert Einstein. Ad un secolo dalla formulazione della teoria della relatività generale da parte della più grande mente del XX secolo, gli scienziati del
LIGO, Laser Interferometer Gravitational-wave Observatory di Livingston, in Louisiana, e dell'
European Gravitational Observatory di Cascina, Pisa, in collaborazione con il
VIRGO, Variability of solar IRradiance and Gravity Oscillations, hanno potuto dare, in contemporanea, la conferma dell’esistenza delle
onde gravitazionali.
La scoperta è stata possibile osservando l’ultima frazione di tempo della fusione tra due
buchi neri ed ha avvalorato il concetto che la fisica ha dello spazio, il quale non è intimamente lineare come lo possiamo apprezzare con i nostri sensi, ma soggetto a leggi che lo rendono
curvo in presenza di masse. In sostanza, nell'
universo quando ci si avvicina ad un oggetto astronomico, un pianeta, una stella, un buco nero, lo spazio si
incurva un po’ come accade ad una sfera abbastanza pesante posta su un soffice materasso. Quindi, la distanza percorsa da un’ipotetica
navicella che passi vicino ad un "
sole" non seguirebbe una linea retta ma una curva che sarà tanto più accentuata quanto più grande è la massa del corpo celeste. Il bello è che la massa non solo influisce sulla traiettoria della nostra navicella ma anche sul
tempo che essa impiega a spostarsi nelle vicinanze della stella e per questo si dice che la massa curva lo
spazio-tempo. A questa legge nulla si sottrae, nemmeno i fotoni che compongono la luce.
Nell'universo tutto è in movimento, gli oggetti astronomici sono sottoposti a varie
forze tra cui la spinta propulsiva generata dal
Big Bang, quindi, le loro masse piegano lo spazio con delle "
perturbazioni" simili alle increspature prodotte da un grande pallone immerso solo in parte in uno specchio d’acqua. Queste perturbazioni,
onde, sono una forma di energia che interferisce con quella generata da altri corpi e che influisce nello spazio-tempo circostante.
A dire la verità, a 20 anni dall'enunciazione della sua teoria,
Einstein aveva cambiato idea sulle onde gravitazionali giudicandole impossibili in un articolo inviato al "
Physical Review Letters", mai reso pubblico. E’ grazie, quindi, alle generazioni successive di scienziati, che non si sono arrese, se è stata resa possibile la dimostrazione dell'originaria
intuizione dell’illustre scienziato tedesco.
D’altra parte, le
onde gravitazionali sono la forza più debole dell’universo e non hanno, almeno per ora, applicazioni pratiche; quello che è importante è stato dimostrare quanto sia potente la
mente umana, intesa come processo di conoscenza, che riesce ad intuire cose così
complesse solamente con la forza della sua speculazione.