(Teleborsa) - Ottenendo la fiducia del Senato, con 155 voti favorevoli e 122 contrari, il
Governo è riuscito a far
approvare definitivamente in serata il testo del
decreto Milleproroghe 2016. Secondo il sindacato
Anief si tratta di un provvedimento che per quanto attiene la scuola, fa arretrare ulteriormente i diritti dei
docenti precari.
"Il Senato, che ha approvato l’emendamento Pd voluto alla Camera ad inizio febbraio, si fa carico di una responsabilità non indifferente – dichiara
Marcello Pacifico, presidente
Anief - perché con questo slittamento si impedisce a migliaia di precari rimasti nelle
GaE di spostarsi da una provincia all’altra dopo un triennio di purgatorio. Anziché consentire l’aggiornamento annuale delle graduatorie e l’inserimento dell’intero personale abilitato nelle
ex-
graduatorie permanenti, come già disposto vent’anni fa quando la scuola funzionava, si opera al contrario: graduatorie blindate, anche per chi ha diritto ad entrarvi, ed ora pure bloccate per un anno in più".
"Il risultato di questa operazione – continua Pacifico - è che nei prossimi anni il Miur continuerà a chiamare come supplenti quei precari delle graduatorie d’Istituto che non vuole stabilizzare. E quei laureati a cui intende impedire l’accesso al concorso a cattedra, perché non abilitati. Noi avevamo chiesto, proprio nel Milleproroghe, di far cadere questo tabù. Invece, anche il prossimo mese di settembre ci ritroveremo con l’
80% delle
supplenze fatte da graduatoria d’Istituto. E questo è davvero assurdo, perché si tratta quasi sempre di personale formato abilitato all’insegnamento come i loro colleghi assunti invece senza questi laccioli".
"Come Anief – dice ancora il suo presidente nazionale – non possiamo che registrare questa ennesimo flop politico nei confonti della scuola. Che si somma, nel produrre danni ai precari, a quello del concorso a cattedre in via di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale: un concorso che si baserà su
esclusioni illegittime - dei
precari con
36 mesi di
servizio, dei
laureati, del personale di ruolo e degli abilitandi sulle discipline e sul sostegno – ma anche su prove a dir poco discutibili e nuove macro classi di concorso che riducono la qualità della didattica e dell’insegnamento nelle nostre scuole pubbliche. La via del tribunale rimane, a questo punto, l’unica percorribile".