(Teleborsa) -
Anche Fitch lancia un allarme sulla possibilità di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, confermando la possibilità di una recessione e ricadute anche per l'interra Unione Europea.
Via via che si avvicina il referendum sulla Brexit si moltiplica il coro dei no: dopo
l'allarme lanciato dal Cancelliere George Osborne e
le valutazioni negative di Standard and Poor's, anche il Presidente americano
Barack Obama ha mostrato la sua contrarietà, mentre
il Giappone ha detto di temerne gli effetti e
l'UE ha inserito questa ipotesi come rischio nelle nuove stime di crescita. L'ultima Cassandra a cantare è stato il
Fondo Monetario Internazionale, che ha detto un no secco all'indipendenza del regno unito dall'UE.
Ora Fitch sostiene che la Brexit rischia di
minare l'economia britannica e mandare in
recessione la Scozia, con
effetti a catena sull'intera Unione Europea. Come se non bastasse, ciò creerebbe un precedente a favore di altre uscite, minando le fondamenta dell'esistenza dell'UE.
Lussemburgo, Malta, Belgio, Germania, Irlanda, Olanda e Spagna sono fra i Paesi che - secondo l'agenzia - risentirebbero di più dell'uscita, poiché hanno rapporti economici diretti con il Regno Unito. Tuttavia, anche le altre economie europee inclusa l'Italia potrebbero risentirne, con
effetti indiretti sull'allargamento degli spread.
In realtà,
Fitch elabora tre scenari per la Gran Bretagna: uno favorevole, l'altro sfavorevole, e l'ultimo con maggiori complicazioni (recessione Scozia). Più in generale presuppone che la Brexit inneschi un'
ondata di popolismo tale da mettere sull'attenti i leader europei e spingerli ad attuare
politiche di breve periodo piuttosto che portare avanti le
riforme.