(Teleborsa) - "Nel periodo successivo all'insorgenza della grave crisi economico-finanziaria, l’amministrazione centrale non si è sottratta ai severi impegni di risanamento dei conti resi indifferibili dai vincoli concordati in sede europea, ma ancor più dal livello crescente del nostro
debito pubblico". E' quanto sottolinea la
Corte dei Conti nella Relazione sul
Rendiconto Generale dello Stato 2015.
"L'azione di riequilibrio della finanza pubblica in atto ormai da sei anni- spiega il
Rendiconto- si è tradotta in un risparmio di spesa per interessi sul debito di dimensioni molto rilevanti".
Ma, per la Corte contabile, si tratta di "un bilanciamento particolarmente difficile per l'
Italia, dove il recupero della crescita del prodotto lordo, dopo la lunga crisi, appare ancora troppo modesto e, soprattutto in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri paesi europei", ha spiegato
Angelo Buscema, presidente di coordinamento delle sezioni riunite durante la presentazione della Relazione.
"L'elemento di maggiore vulnerabilità" italiana, rimane "l'elevato livello del debito pubblico che impone, ben più dei vincoli UE, un dosaggio molto attento" tra sostegno alla crescita e rientro del debito, "fondamentale per le aspettative dei mercati".
Non poteva mancare un accenno di
Buscema alla
Brexit ,nel giorno in cui si sta svolgendo il
referendum.
Buscema osserva che le spinte all'instabilità arrivano "non solo dalla
Gran Bretagna", visto che la fase attuale "è dominata da molteplici fattori di incertezza sul piano internazionale come su quello interno". Tra i fattori di incertezza anche "una condizione latente di instabilità finanziaria, connessa alle incertezze che originano dai diffusi timori sullo stato del sistema bancario in Europa".