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Petrolio, Marsiglia (FederPetroli Italia) a Teleborsa: "Nel nostro Paese mercato petrolifero fermo con danni per economia e indotto. Union Energy ha fallito e al referendum di dicembre votiamo No"

Il vero ago della bilancia per l'industria petrolifera mondiale è ancora una volta l'Opec

Economia
Petrolio, Marsiglia (FederPetroli Italia) a Teleborsa: "Nel nostro Paese mercato petrolifero fermo con danni per economia e indotto. Union Energy ha fallito e al referendum di dicembre votiamo No"
(Teleborsa) - "In Italia in questo momento il mercato petrolifero è fermo. A seguito della mancanza di autorizzazioni dei cantieri petroliferi, dopo il referendum, l'indotto si è azzerato, se non quello dei consumi con le stazioni di servizio, mentre per quanto riguarda i pozzi, sia a terra che offshore, ci troviamo in una situazione di stallo. Sono stati persi grandi progetti nell'Adriatico, come nel caso di Ombrina mare: la struttura è stata smantellata ed è stato tappato il pozzo di perforazione. Stanno chiudendo aziende dell'indotto, che vanno dalla strumentazione alle infrastrutture, dalla sicurezza della piattaforma al raccordo delle pipeline, e chiudono aziende che detenevano permessi minerari". E' questa l'attuale situazione del mercato petrolifero in Italia analizzata per Teleborsa dal Presidente di FederPetroli Italia, Michele Marsiglia, che sottolinea come "gli investimenti nel nostro Paese riguardino ormai solamente il Gnl, ma di fondo l'Italia non ha alcun tipo di strategia energetica, con ricadute pesanti su tutta l'economia".

E come se non bastasse, in queste ultime settimane l'Opec alimenta con un ulteriore e non positivo clima di incertezza l'intero mercato, nazionale e internazionale. "L'incertezza che sta dando l'Opec e che si riflette sui prezzi - ha proseguito Marsiglia - porta le compagnie e gli operatori a lavorare con il freno a mano tirato e la cosa non favorisce neanche gli automobilisti alla pompa: tra raffinazione e impianti di carburante ci sono depositi di primo e secondo livello, il prezzo della materia prima aumenta anche per la logistica, oltre che per le accise".

La disamina del presidente di FederPetroli Italia non risparmia l'Europa: "La Union Energy, la politica energetica comune europea, ha fallito, limitata a semplici direttive di massima, come limitare la percentuale di fonti fossili a vantaggio delle rinnovabili, ma concretamente non ci sono azioni. Da Bruxelles non c'è alcun accordo con l'Italia su progetti di interesse strategico che vadano a beneficio non solo del nostro Paese, ma di tutto il continente. Il fatto è che nella UE a 28 Stati ogni Paese ha un fabbisogno differente dall'altro, ci sono differenze sostanziali che non si riesce a risolvere, c'è chi ad esempio vuole un gasdotto nordico e chi invece un corridoio del Sud".

Ma il vero ago della bilancia per l'industria petrolifera mondiale è ancora una volta l'Opec, l'organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio che per Marsiglia "da una parte gioca al rialzo e al ribasso per azzerare sempre più l'economia petrolifera statunitense e disorientare il mercato petrolifero internazionale, dall'altra mai come in questo è frammentata al suo interno e non riesce a rinnovarsi. I Paesi membri di 10 anni fa avevano una certa quota di produzione, oggi l'Arabia Saudita ha assunto il ruolo di guida mentre altri Paesi producono di più, come ad esempio la Nigeria, mentre l'Iran non è ancora a regime. L'Opec continua a dettare legge sui prezzi petroliferi a livello mondiale, diffondendo voci di rialzi o ribassi poi non confermate, ma la Borsa risente molto di questo sentiment finanziario, con oscillazioni continue che contribuiscono a creare un clima di incertezza. Ciò si spiega con il fatto che l'Opec punta sempre più a riprendere quote di mercato perse in seguito all'aumento di produzione statunitense dovuta alle scoperte di Shale-Oil. Questa politica di incertezza che il Cartello invia sul mercato punta a destabilizzare ancora di più le Oil Companies statunitensi, portando una volatilità eccezionale a livello di contrattazione borsistica, che poi si riflette a livello mondiale, in quanto Wall street è un punto di riferimento per tutte le altre Borse, perché è lì che le compagnie petrolifere sono gestite e quotate. Ma di questo passo, difficilmente si potrà tornare nel breve tempo al livello di 70 dollari al barile".

Sulla corsa per la Casa Bianca tra Hillary Cilnton e Donald Trump, che avrà riflessi anche sulla politica economica e petrolifera degli USA nei prossimi anni, il Presidente di FederPetroli ha detto che "i Clinton hanno sempre avuto una politica moderata con l'Arabia Saudita, mentre Trump, per storia personale, è più imprenditoriale e portato agli investimenti. Obama in questi anni non ha fatto male, ha dato il via libera su molte cose ma è riuscito allo stesso tempo a mediare, come la recente scoperta in Alaska di un grande giacimento che gli Usa intendono sfruttare".

Infine una battuta sulla situazione italiana e il prossimo referendum costituzionale di dicembre: "Come Federpetroli Italia, sul referendum voluto da Renzi, siamo dalla parte del No. Se vince il Si, si rischia di fare ancora più danni di quanti non ne siano giù stati fatti. Per il nostro settore serve un certo grado di autonomia di poteri decisionali che vengano dalle Regioni, che conoscono il territorio, e non da Roma", ha concluso Marsiglia.

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