(Teleborsa) - "Non fermo il Paese per tenere unito un partito", con queste parole il premier
Matteo Renzi ha chiarito la sua posizione durante la
Direzione del Partito Democratico, facendo la sua ultima offerta alla minoranza:
cambiare l'Italicum, ma solo dopo il referendum costituzionale.
Le novità sulla legge elettorale proposte dal premier riguardano in sostanza quattro punti: il ballottaggio, premio di lista o di coalizione, modalità di elezione dei deputati, scelta dei senatori del nuovo Senato.
Renzi, riferendosi allo zoccolo duro della sinistra, ha voluto sottolineare che "da quando sono segretario non c’è stato un solo momento senza polemica interna". Il premier non riesce proprio a capire il comportamento di chi dice "no senza aspettare la domanda, che ci hanno chiesto un’apertura, l’hanno ottenuta, e poi ci hanno chiesto di chiedere scusa per aver posto la fiducia sulle norme elettorali: siamo alle allucinazioni. Chi vuole un compromesso deve anche rinunciare a qualche cosa, se no si cede al fanatismo, che è il contrario della democrazia. Ma penso che sia compito mio trovare un punto di equilibrio".
Irremovibile la minoranza democratica, che non sembra essere affatto disposta ad accettare il nuovo accordo, lasciando divisa la sinistra.
In particolare
Gianni Cuperlo ha dichiarato di non voler cogliere il segnale del segretario, perché "bisogna andare a vedere la sostanza, credo che sia giusto tentare di verificare la tua proposta già nei prossimi giorni, non dopo il referendum". "Se un accordo non si troverà prima della data, io voterò no al referendum e mi dimetterò da deputato", ha sentenziato poi il deputato del Pd.
Dello stesso parere
Roberto Speranza che "fino all'ultimo istante" non si vuole sottrarre a nessun tentativo.