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Bankitalia, in Italia la ripresa continua a ritmi moderati

L’attività di investimento risente soprattutto delle prospettive ancora deboli della domanda

Economia
Bankitalia, in Italia la ripresa continua a ritmi moderati
(Teleborsa) - Dopo un andamento stazionario nel secondo trimestre, il prodotto sarebbe tornato a crescere lievemente nel terzo. Lo assicura Bankitalia nel Bollettino economico, specificando che l’aumento dell’occupazione rimane superiore a quello del PIL, malgrado il ridimensionamento degli sgravi contributivi rispetto allo scorso anno. Gli investimenti stentano invece a rafforzarsi; la loro dinamica rimane modesta in confronto sia agli altri paesi dell’area, sia a quanto rilevato in passato all'uscita da episodi recessivi. L’accesso al credito non rappresenta più un freno all'accumulazione di capitale: le condizioni del credito bancario sono distese, la qualità dei prestiti migliora. L’attività di investimento risente soprattutto delle prospettive ancora deboli della domanda.

Con la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016 il Governo conferma per il prossimo triennio l’orientamento della politica di bilancio programmato in aprile. L’effetto delle misure che il Governo intende realizzare dipenderà dalla natura e dalle modalità degli interventi, i cui dettagli saranno specificati nella legge di bilancio. Per il sostegno alla crescita appare utile concentrarsi su misure per favorire gli investimenti, privati e pubblici, assicurando per questi ultimi il tempestivo utilizzo delle risorse; la copertura andrebbe ricercata soprattutto in interventi di contenimento delle spese di funzionamento dell’amministrazione.

Guardando al contesto globale, si evince che l’esito del referendum di giugno nel Regno Unito non ha avuto finora ripercussioni di rilievo sulle condizioni dei mercati finanziari internazionali; l’economia globale continua tuttavia a espandersi a un ritmo contenuto. La crescita attesa del commercio internazionale è stata ancora rivista al ribasso: rischi derivano dalle tensioni di natura geopolitica alimentate dai conflitti in Medio Oriente, dalla minaccia del terrorismo e dai timori che gli sviluppi politici in molti paesi avanzati possano indurre a considerare forme di chiusura nazionale.
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