(Teleborsa) -
Confindustria attacca l'Unione Europea per aver mischiato due tematiche differenti fra loro: il riconoscimento della
Cina quale economia di mercato e la normativa sull'
antidumping, ovvero sulla lotta a quella forma di concorrenza sleale che fa scivolare il prezzo sotto il costo medio di produzione.
“Riaprendo la riforma dell'antidumping del 2013, la Commissione Europea ha inserito alcune parti nel delicato dossier del riconoscimento della Cina come economia di mercato", spiega
Lisa Ferrarini, Vice Presidente di Confindustria per l’Europa, affermando che
"i due temi non andrebbero mischiati, hanno storie separate, basi giuridiche diverse, obiettivi differenti. Il mix fatto non ha senso e va solo a discapito delle imprese”
In riferimento alla Comunicazione pubblicata dalla Commissione UE e indirizzata al Consiglio, al Parlamento europeo e al Consiglio dei Capi di Stato e di governo europei che si riunirà il 20-21 ottobre prossimi, la Ferrarini denuncia: "La Commissione UE non può ammettere che
sta di fatto concedendo il MES (Ndr Fondo salva-stati) alla Cina ed è talmente a corto di idee che pensa di farlo con un maquillage".
"La Commissione sembra ignorare alcune disposizioni importantissime del
protocollo di adesione della Cina alla WTO che sanciscono chiaramente come il
dumping cinese deve essere trattato con una metodologia a parte, perché originario di un sistema che non è di mercato", aggiunge.
"Agendo in questo modo – prosegue – l’antidumping europeo diverrà molto più incerto e molto meno efficace, aumentando i costi per le imprese europee che vogliono sporgere denuncia. Inoltre, l’onere di provare l’esistenza delle condizioni di mercato nel paese di origine, anziché fare capo al produttore cinese, come è sempre stato finora, diverrà compito della parte europea. Un paradosso inconcepibile che scarica sui produttori europei il compito di provare sussidi e distorsioni del mercato cinese, quando la stessa Commissione Ue ammette con disarmante candore che la Cina non è un’economia di mercato".