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La crescita della Cina è stabile. Nomisma: "dubbi su strategia Pechino, occorrono riforme"

Economia
La crescita della Cina è stabile. Nomisma: "dubbi su strategia Pechino, occorrono riforme"
(Teleborsa) - La Cina resta un termometro dello stato di salute dell'economia mondiale, che da anni dipende dai tassi di espansione dei Mercati Emergenti, più o meno forti, più o meno brillanti. Così è stato nelle fasi di espansione, ma anche dopo la crisi finanziaria del 2008, quando il rallentamento delle economie Emergenti ha coinvolto tutto il globo.



I dati di oggi sul PIL cinese, che mantiene una crescita del 6,7% in linea con le aspettative, sono stati accolti favorevolmente, ma non convincono del tutto.

Secondo Andrea Goldstein dell'istituto di ricerca Nomisma, "in un contesto di incertezza globale, la strategia di Pechino privilegia il mantenimento della crescita rispetto alla riduzione del debito". L'economista spiega poi che il governo cinese ha bisogno di mantenere questo ritmo di espansione, per centrare l'obiettivo di crescita di fine anno fra il 6,5% ed il 7%, ma "desta preoccupazioni il modo" con cui si persegue questo target, vale a dire con la spesa in infrastrutture, la bolla immobiliare ed il credito bancario. La criticità fondamentale resta l'indebitamento, ormai arrivato al 250% del PIL.

Per Goldstein, "le nubi all'orizzonte sono diventate più cupe" e l'export va indebolendosi a favore della domanda interne, ma Pechino dovrebbe raggiungere lo stesso obiettivo di sollecitare domanda e crescita con le riforme strutturali, non per motivi congiunturali, come la contrazione del saldo commerciale. "Il rischio è che di fronte al rischio di una brusca decelerazione, magari propagato dal settore delle costruzioni al resto dell'economia, la leadership politica abbandoni il cammino delle riforme, l'unico in grado di garantire una crescita sostenibile nel medio periodo".
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