(Teleborsa) - La vicenda di
MPS e il suo
piano di rilancio turba i sonni della politica. Qualche giorno fa l'onorevole
Laffranco (
FI-PDL) ha messo
in dubbio i requisiti del neo-amministratore delegato Marco Morelli, oggi alcuni deputati del
Movimento 5 Stelle sollevano la questione della validità del contratto di acquisto di
Antonveneta da parte della banca senese. I deputati pentastellati portano la vicenda in un'interpellanza alla Camera davanti al
Ministro dell'Economia e delle Finanze.
Partendo da due relazioni del Consiglio regionale della Toscana sulle vicende legate alla Banca Montepaschi, i deputati fanno presente che nelle relazioni viene accertata la
responsabilità del management che ha guidato il gruppo MPS durante la stagione dei prodotti finanziari ad alto rischio: dall'acquisizione di
Antonveneta alle operazioni di ristrutturazione dei derivati. "Ci sono i manager di
MPS. Ci sono gli amministratori della banca. C’è la Vigilanza. Ma c’è anche la politica", spiegano i deputati.
Gli onorevoli pentastellati citando poi un articolo del
Corriere di Siena intitolato:
Acquisto Antonveneta, l’Avvocato Falaschi insiste, quel contratto è nullo spiegano che "l'avvocato invita gli azionisti, i risparmiatori, i dipendenti
MPS, ma anche gli esponenti politici locali, ad attivarsi per un adeguato risarcimento". Il
13 ottobre 2016 il GIP
Ezio D’Amizia ha ascoltato le motivazioni dell'avvocato Falaschi e si è riservato di decidere sul ricorso che chiama in causa la responsabilità dei vertici di
Banca d’Italia.
Secondo gli esponenti del Movimento 5 Stelle, "la Banca d’Italia nell'ultima ispezione del marzo 2007 su Banca Antonveneta aveva verificato come i parametri su quest’ultima fossero tutti negativi e come la stessa risultasse già in insolubile difficoltà.
Inoltre MPS avrebbe dovuto restituire anche il prestito concesso da
ABN-AMRO all'istituto veneto pari a circa 7,5 miliardi di euro.
Agli atti risulta che
MPS "avesse inviato il prospetto informativo giustificante l'aumento di capitale per massimi 5 miliardi, il 28 aprile del 2008, alla CONSOB ed il 23 aprile del 2008 alla Banca d'Italia. Nel prospetto inviato a
Bankitalia risultava in maniera espressa e letterale che
MPS che comprava, avrebbe dovuto restituire anche il finanziamento concesso ad
Antonveneta da
ABN-AMRO pari a circa 7,5 miliardi. L'aumento di capitale- spiegano gli interroganti- non era sufficiente a coprire il fabbisogno necessario in considerazione del patrimonio dell'epoca di banca MPS".
Secondo l'avvocato Falaschi
Banca d’Italia era al corrente della reale situazione della
Banca Antonveneta e nonostante ciò autorizzò l’operazione di acquisizione della stessa da parte di banca MPS definendo l'operazione come
sana e prudente gestione. Definizione questa obbligatoria per concedere l'autorizzazione. La normativa vigente prevede 10 anni di tempo per ricorrere ed il termine di prescrizione scade 16 marzo 2018. Il ricorso potrebbe rendere nullo il contratto di acquisizione e potrebbe addirittura condurre la controparte dell’epoca
Santander alla restituzione dei 17 miliardi di euro pagati dalla banca
MPS. Sulla base dei documenti e delle prove in possesso, l’avvocato Falaschi sostiene che l'autorizzazione di Banca d'Italia firmata dall'allora Governatore
Mario Draghi e che recita testualmente
L’acquisizione del complesso aziendale riferito ad Antonveneta comporterà un costo di 9 miliardi di euro, è illecita quindi nulla
perché in realtà ha ad oggetto un costo totale di 17 miliardi di euro certificati dai bonifici che la banca senese ha pagato il 30 maggio 2008 perché andrebbero considerati i 7,5 miliardi aggiuntivi del debito con ABN-AMRO."
Leggi il
documento completo sugli Atti della Camera a pag 19.