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Risparmio, italiani ancora preoccupati dal futuro anche se il tenore di vita migliora

Dal sondaggio ACRI-Ipsos su "Gli italiani e il risparmio" emerge che molti indicatori dello stile di vita personale migliorano, ma il pessimismo sul futuro prevale ancora fra gli italiani, che non vedono la luce in fondo al tunnel prima del 2021

Economia
Risparmio, italiani ancora preoccupati dal futuro anche se il tenore di vita migliora
(Teleborsa) - "Il ritorno della preoccupazione" attanaglia molti italiani, pur in presenza di un miglioramento di molti aspetti della vita personale (tenore di vita, consumi, capacità di risparmio ecc.). E' questo il risultato di un generale peggioramento delle prospettive, sia con riguardo alla situazione economica italiana, sia rispetto all'Unione Europea, dove non sono passati inosservati eventi come la Brexit. La crisi è ancora parte integrante della vita degli italiani, che pensano lo sarà per molti anni.



E' quanto emerso dal sondaggio condotto da ACRI ed Ipsos su "Gli Italiani e il Risparmio", presentato oggi in anteprima dal Presidente dell'Ipsos Nando Pagnoncelli, nell'ambito della 92^ Giornata mondiale del Risparmio, che si terrà domani alla presenza del ministro Padoan e del governatore Visco.

Anche lo scetticismo sull'UE- ha sottolineato Pagnoncelli - riguarda più l'assetto delle attuali istituzioni che il fare l'Europa, tanto che la stragrande maggioranza degli italiani si dichiara favorevole a una Costituzione europea: un dato che il Presidente dell'Ipsos spiega con il desiderio di un’Europa dei popoli che prenda il posto di un’Unione tutta schiacciata sugli aspetti economico-monetari.


CRISI E STILE DI VITA

Dal sondaggio è emerso che c'è stato uno stop al trend di contrazione del numero di famiglie colpite dalla crisi, che risale al 36% dal 32% precedente, mentre quelle direttamente colpite dalla crisi sono più di 1 su 4 (28%). Da ciò è derivato anche un peggioramento in termini di soddisfazione personale: il numero dei soddisfatti scende al 51% superando di poco quello degli insoddisfatti (49%).

Migliora però il tenore di vita di molte famiglie, evidenziando un aumento per il terzo anno consecutivo: crescono coloro che migliorano la propria situazione anno dopo anno e sono il 6% nel 2016, erano il 5% nel 2015, il 4% nel 2014, il 2% nel 2013; un terzo degli italiani (32% come nel 2015) dichiara di aver mantenuto con facilità il proprio tenore di vita; si riducono coloro che dichiarano di avere sperimentato qualche difficoltà nel mantenere il proprio tenore di vita (al 44% dal 45%).

LA PERCEZIONE DEL FUTURO

Guardando al futuro si nota che il numero dei fiduciosi sulla situazione personale è ancora superiore ma in ridimensionamento rispetto a quello degli sfiduciati: 16% gli sfiduciati, 26% i fiducioso con una differenza di +10 ed era +13 nel 2015. In ogni caso, la maggior parte degli intervistati, il 57%, non si attende cambiamenti della propria situazione economica (questo è un dato indotto dalla forte presenza di percettori di reddito fisso: lavoratori dipendenti o pensionati).

L'USCITA DALLA CRISI DAL 2021

Molto pessimismo sulle prospettive dell'economia domestica e verso l'Unione Europea. Aspettative negative sulle prospettive dell'economia europea: dall'anno dell'effettivo scoppio della crisi nel 2011, è il primo anno in cui si assiste a un saldo negativo delle aspettative relative all'Europa (-10), con i fiduciosi attestati al 24% ed i pessimisti al 34% (un'inversione rispetto allo scorso anno quando erano rispettivamente 32% ed al. 24% rispettivamente).

Quanto all'Italia, oggi solo di 1 italiano su 4 è fiducioso sul futuro dell'Italia (il 28%), mentre gli sfiduciati sono il 40%, 13 punti percentuali in più rispetto al 2015.

A fronte di questo, la crisi viene ancora percepita come grave dall'86% degli italiani, che non scommettono più nell'effetto traino dell'economia europea e mondiale, ma soprattutto ritengono che l'uscita definitiva dalla crisi sia sempre più lontana: l'aspettativa di durata media era di poco superiore ai 2 anni nel 2009, ai 3 nel 2010, 3-4 anni nel 2011, 4 nel 2012 e nel 2013, circa 5 nel 2014 e nel 2015 e nell'autunno 2016 supera in media i 5 anni. La metà degli italiani si aspetta di tornare ai livelli pre-crisi soltanto dopo il 2021.

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