(Teleborsa) - L'industria manifatturiera ha avviato una difficile e lenta risalita, ma continua a soffrire della
debolezza del credito da parte delle banche. In 5 anni, da luglio 2016 al picco massimo del 2011,
lo stock dei prestiti è diminuito di 42 miliardi di euro, con una flessione del 17,7%. Nei primi sette mesi del 2016 i finanziamenti sono già calati dello 0,8%, comunque
in rallentamento rispetto alla media di -3,6% l'anno realizzata nel periodo 2012-2015. I dati emergono dagli
Scenari Industriali del Centro Studi Confindustria 'I nuovi volti della globalizzazione'.
"La difficile risalita dell'attività industriale è stata accompagnata
da un pesante flessione del credito - spiegano gli industriali - L'andamento dello stock di prestiti alle imprese manifatturiere in Italia, è caratterizzato, in generale, da un lungo processo di riduzione,
che non mostra ancora chiari segnali di svolta e che ha condotto a livelli molto depressi nel 2016. In media, nel manifatturiero i prestiti hanno già acquisito un -0,8% nei primi sette mesi di quest'anno, dopo il -3,6% all'anno nel 2012-2015, un andamento simile a quello del credito al totale delle imprese (-1,9% e -3,5%).
A causa di questo calo, in atto da cinque anni, con una sola temporanea attenuazione nel 2015,
lo stock di prestiti nel manifatturiero è inferiore del 17,7% rispetto ai massimi del 2011 (-42 miliardi di euro)".
Secondo Confindustria "
il lento recupero dell'industria italiana sta avvenendo nonostante la riduzione dei prestiti alle imprese, una situazione che si può definire di creditless recovery: ma è proprio
la debolezza del credito uno dei principali freni all'attività, che aiuta a spiegare la lentezza della crescita. La fragile risalita senza credito in Italia caratterizza l'industria come l'intera economia". E la risalita senza credito "
può durare solo in presenza di un solido recupero della redditività delle imprese e, quindi, delle possibilità di autofinanziamento".