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Scuola, lo sciopero Anief fa centro

Chiuse diverse scuole e oltre mille lavoratori davanti al Parlamento

Economia, Scuola, Welfare
Scuola, lo sciopero Anief fa centro
(Teleborsa) - Hanno fatto centro lo sciopero e la manifestazione odierna dell'Anief a Roma: oggi diverse scuole, in particolare dell’infanzia e della primaria, sono rimaste chiuse ed oltre mille lavoratori hanno riempito il piazzale antistante di Montecitorio chiedendo ai parlamentari di mettere mano alla Legge di Stabilità attraverso il via libera agli emendamenti presentati dal giovane sindacato. In molti istituti scolastici si sono creati disservizi, soprattutto per l’alta adesione allo sciopero da parte dei docenti diplomati magistrale che hanno trovato posto nelle scuole in queste ultime settimane dopo che, per 15 anni, il loro diploma non è stato considerato abilitante, in attesa dell’adunanza planaria sui ricorsi presentati dal sindacato per far trovare loro, finalmente, una collazione lavorativa a titolo definitivo.

Nella piazza del Parlamento sono giunti più di mille docenti e Ata da tutta Italia: per tutta la mattina hanno invocato giustizia, alternando sul palco i referenti regionali. Per ultimo, prima delle 13.00, ha parlato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “Quello che arriva da questa piazza importante è un segnale rilevante – ha detto parlando ai manifestanti e rivolto al Parlamento – perché i precari della scuola, ad iniziare da quelli che stanno nelle graduatorie, GaE o d’Istituto, non sono fantasmi. Tanti docenti e Ata sono venuti oggi a Roma, da tutte le regioni italiane per ricordarlo proprio per dire ai parlamentari che la riforma, la Buona Scuola, non ha sanato nulla anzi ha aggravato la loro situazione lavorativa: se si vuole davvero combattere il precariato e valorizzare la professione, occorrono risorse”.

“Basterebbe rispettare la normativa europea – ha ricordato Pacifico – che non lascia per strada i lavoratori precari che hanno svolto almeno tre anni di servizio. E anche la Costituzione italiana che non prevede il pagamento di stipendi inferiori al costo della vita. Siamo qui per lanciare un appello: la situazione sta precipitando e serve l’intervento di chi opera nel Parlamento. Per questo abbiamo presentato oltre 70 emendamenti alla Legge di Stabilità. Occorre che onorevoli prima e, poi, i senatori adottino nei confronti del personale che opera nelle scuole il massimo senso di giustizia ed equità. Non si può lasciare sempre l’ultima parola, quella decisiva, alle aule dei tribunali della Repubblica e transnazionali”.
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