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Venerdì nero per il commercio: peggior calo da sei mesi

Lo rivela Confesercenti che spiega la crisi del commercio si abbatte sui piccoli esercizi che rispetto ad un anno fa hanno perso il 2,5% di fatturato

Economia
Venerdì nero per il commercio: peggior calo da sei mesi
(Teleborsa) - Venerdì nero per il commercio. A settembre le vendite al dettaglio segnano il terzo calo consecutivo, il peggiore degli ultimi sei mesi. La crisi del commercio è grave soprattutto per i piccoli esercizi, che rispetto ad un anno fa hanno perso il 2,5% di fatturato. E che intanto continuano a chiudere: negli ultimi dodici mesi sono sparite quasi 5.800 negozi, di cui circa 750 sono botteghe alimentari.

Così Confesercenti commenta i dati relativi alle vendite al dettaglio di settembre diffusi oggi dall'ISTAT, che segnalano un calo dello 0,6% sul mese precedente e dell'1,4% sull'anno.

Il rallentamento delle vendite nella seconda parte del 2016 è ormai un dato di fatto che conferma il clima di profonda incertezza in cui ancora vivono le famiglie italiane.

Un quadro estremamente preoccupante per il commercio. Nell'ultimo anno l’emorragia di negozi ha investito tutti i comparti: particolarmente grave è la situazione nel commercio al dettaglio di moda, calzature e tessile: in un anno sono spariti 1.402 negozi. Ma ci sono rossi pesanti pure per le edicole ed i rivenditori di quotidiani e periodici (-518 imprese), le cui vendite continuano a crollare, e per le macellerie, di cui ne chiude per sempre una al giorno.

La spesa delle famiglie non riparte. Un dato evidente dalle vendite degli ultimi tre mesi ma che emerge anche da altri indicatori, come quello dell'inflazione: la ridiscesa in campo negativo dell'indice dei prezzi ad ottobre testimonia infatti il momento di stallo ancora attraversato dalla nostra economia. In assenza di una spinta da parte della domanda, che non sembra incorporare i leggeri risparmi dovuti alla deflazione, la crisi del commercio non finirà. Confesercenti chiede più sostegno diretto all'economia in generale e al rafforzamento, in particolare, della domanda interna che è anche il principale volano di crescita del nostro PIL.
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