(Teleborsa) - I dati ufficiali confermano che sugli
investimenti per la formazione dei giovani, il nostro Paese arretra anziché evolversi: non dobbiamo, quindi, meravigliarci se la preparazione dei nostri studenti 15enni resta nelle retrovie per le competenze tra i 35 paesi aderenti all'OCSE.
Nella Penisola, tra il 2005 e il 2013,
le somme spese per l’istruzione rispetto al PIL sono peggiorate, confermando i dati Eurostat, secondo cui l’Italia si trova all'ultimo posto per la spesa pubblica destinata alla formazione tra i paesi UE:
7,9% nel 2014, a fronte del 10,2% medio dell'UE.
In questo disegno, orientato al risparmio, rientrano il
dimensionamento scolastico, con 4mila istituti autonomi tagliati su 12mila,
l’aumento progressivo del numero di alunni per classe, gli incessanti tagli operati dagli ultimi governi, anche nei confronti degli enti locali; per non parlare, poi, dei
sempre “magri” stipendi di docenti, Ata e Dirigenti scolastici.
"E' giunta l’ora di guardare all'istruzione pubblica con occhi diversi, considerando le risorse per scuola e università non più come una spesa ma come un investimento per il futuro dei cittadini di domani", commenta
Marcello Pacifico, leader del sindacato della scuola Anief.
"Il futuro - aggiunge - è ancora più grigio: il Ministero dell’Economia ha già fatto sapere che la
spesa pubblica per l’Istruzione rispetto al PIL sarà in continuo calo almeno fino al 2035, passando dal 4% al 3,2%. Eppure, un giovane ben formato e preparato è una risorsa anche per rilanciare lo sviluppo economico nonché per creare una società sempre più equa, basata sui principi dell’uguaglianza e della crescita".