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Commissione Grandi Rischi: possibili altri forti terremoti in Centro Italia. Controllare le dighe

Le zone più probabili quelle tra il Monte Vettore e Monte Gorzano. Possibile criticità per bacino idrico di Campotosto

Ambiente
Commissione Grandi Rischi: possibili altri forti terremoti in Centro Italia. Controllare le dighe
(Teleborsa) - La Commissione Grandi Rischi sui terremoti invita a tenere alta la guardia. Non esclude, infatti, nuovi fori scosse anche di magnitudo fino a 6, 7 o forse qualcosina in più. Le faglie attive dal 24 agosto scorso con la disastrosa scossa che ha distrutto Amatrice non hanno trovato ancora assestamento. "Non ci sono evidenze che la sequenza sismica sia in esaurimento - scrive in una relazione alla Protezione Civile appunto la Commissione Grandi Rischi - e hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (6-7)".



"Non possiamo essere rassicuranti - sostiene il suo Presidente, Sergio Bertolucci - ma non vogliamo nemmeno creare panico. Bisogna essere prudenti, e per un cittadino questo potrebbe voler dire ad esempio contattare un ingegnere strutturista per controllare la stabilità della propria casa. Per gli edifici pubblici, l'invito è quello di monitorare in maniera sistematica scuole, ospedali e dighe".

Le zone che con maggiore probabilità potrebbero colpite da un nuovo devastante sisma, anche forza di distruzione più potente di quanto accaduto fino a ora, sono quelle attorno alla faglia che va da nord-ovest a sud-est, tra il Monte Vettore (il rilievo montuoso più alto del gruppo dei Monti Sibillini, alto 2.476 metri di altitudine sull'Appennino umbro-marchigiano ai confini tra le 2 regioni) e il Monte Gorzano (il più alto dei Monti della Laga, a cavallo tra Abruzzo e Lazio, al confine fra la provincia di Teramo e quella di Rieti).

Qui, rileva la Commissione, ci sono "aree che non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni". A preoccupare i sismologi è in particolare il tratto che va da Montereale all'Aquila.

All'Aquila il terremoto del 2009 ha probabilmente già rilasciato l'energia che si era accumulata nel sottosuolo. A Montereale le quattro scosse di magnitudo superiore a 5 di mercoledì potrebbero aver attenuato parte della tensione sotterranea. Ma in mezzo si trova una "lacuna": un'area dove non ci sono state scosse e dove presumibilmente le faglie sono ancora "sotto pressione". Lo sciame successivo ai terremoti del 18 gennaio, poi, sta marciando a passo spedito, con una media di 500 scosse al giorno: più di quelle che gli esperti si aspetterebbero.

Il problema della sicurezza, ribadisce la Commissione nella sua relazione, riguarda anche "infrastrutture critiche quali le grandi dighe". Nella zona del sisma ce ne sono tre nel lago di Campotosto. Il secondo bacino idroelettrico più grande d'Europa, con i suoi 14 chilometri quadri, si trova 10-15 chilometri a est degli epicentri delle forti scosse di mercoledì scorso. L'Enel venerdì ha ribadito "la totale assenza di situazioni anomale". Ma in caso di terremoto di magnitudo fino a 7, di problemi potrebbero invece sorgerne.

Le tre dighe sono quelle di Poggio Cancelli, all'estremità nord del lago, quella di Sella Pedicate all'estremità sud e quella di Rio Fùcino, al centro sulla sponda est. Proprio sotto a quest'ultima passa una faglia sismica attiva. "Ipotizziamo che sia capace di generare un terremoto di magnitudo 6.5-6.6 - spiega Fabrizio Galadini dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - e dal 24 agosto in quella zona non c'erano stati segni di riattivazione della faglia. Ma le scosse del 18 gennaio sono state molto vicine. E da allora con la neve è stato impossibile condurre rilievi".

Già il terremoto dell'Aquila nel 2009 sollevò il problema delle dighe di Campotosto. Il rischio è che un sisma possa causare uno smottamento lungo le sponde, creando un "effetto Vajont". In caso di un crollo imponente e repentino, i 10 metri di distanza tra il livello dell'acqua e la sommità della diga potrebbero non essere sufficienti a contenere un'onda di tsunami.

Un'altra eventualità è che il sisma spacchi il terreno in superficie proprio in corrispondenza della diga. Nel 2009 Eucentre, il Centro europeo di ingegneria di Pavia, pubblicò un rapporto in cui metteva in guardia contro questa eventualità, definita "improbabile" ma "disastrosa", soprattutto per dighe di calcestruzzo come Rio Fùcino. La faglia di Campotosto potrebbe aprire una frattura nel terreno ampia fino a 90 centimetri, provocando, secondo il rapporto, "danni anche gravi che potrebbero determinare una fuoriuscita di acqua".
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