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Scuola e mobilità, riportare a casa i docenti allontanati dall'algoritmo impazzito

Il ministro Fedeli vuole una legge dedicata

Economia, Welfare
Scuola e mobilità, riportare a casa i docenti allontanati dall'algoritmo impazzito
(Teleborsa) - Il Miur ha effettuato delle operazioni di mobilità che "non hanno rispettato il fondamentale principio del merito e della professionalità acquisita dai lavoratori" valorizzata nel punteggio attribuito loro per i trasferimenti.

Lo sostiene il sindacato della scuola Anief che si schiera a fianco dei precari avviando tutte le procedure possibili per sanare la situazione. "Hanno fatto bene i docenti sardi a protestare contro il Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, per via dall’algoritmo impazzito della scorsa estate, che li ha costretti a spostarsi di regione pur in presenza di migliaia di posti vacanti nella stessa Sardegna".

Secondo il sindacato, la Sardegna, come le altre regioni del Sud Italia, è stata particolarmente penalizzata sul fronte della permanenza dei suoi docenti. Ed è bene che la necessità di “avere una legge dedicata per puntare sull’insieme dell’istruzione e della formazione”, indicata sempre oggi dal Ministro dell’Istruzione a Cagliari, dove ha incontrato il sindaco Massimo Zedda e il rettore dell’Università Maria Del Zompo, comprenda anche questo aspetto. “Perché essendoci dati così alti sulla dispersione non è possibile non avere politiche dedicate”, ha ribadito Fedeli.

Anief reputa positiva le volontà espressa dal ministro Fedeli di adottare “cure” specifiche per abbattere il fenomeno della dispersione scolastica, a patto che si riconosca che certi obiettivi si ottengono agendo anche sul personale. “È evidente – spiega il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico – che qualsiasi manovra in questo senso non può prescindere da una serie di operazioni incrociate. Come l’assunzione in ruolo su tutti i posti vacanti, rilevati tali dopo un apposito monitoraggio e una vera individuazione dell’organico di diritto; l’anticipo di un anno dell’obbligo scolastico, a cinque anni anziché sei, in classi in compresenza”.




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