(Teleborsa) - I
ritardi dei pagamenti della
Pubblica Amministrazione sono ancora troppi e pesano sia sui
debiti delle imprese che sulla loro capacità di creazione di
posti di lavoro. Questa è la denuncia del centro studi di
Impresalavoro.
Nonostante l’adozione della
fatturazione elettronica abbia compiuto ormai due anni, il tempo medio per pagare i fornitori è sceso “solo” di
95 giorni (erano 131 nel 2015). Si tratta di un dato
inferiore di 8 giorni rispetto alla Grecia e analogo a quello del
Portogallo, ma che resta
superiore di 17 giorni rispetto alla Spagna, di
34 giorni rispetto al
Belgio, di
38 giorni rispetto alla
Francia, di
43 giorni rispetto all'
Irlanda, di
72 giorni rispetto alla
Germania e di
73 giorni rispetto al
Regno Unito.
Il centro studi calcola che questi ritardi sono costati
5,3 miliardi alle imprese fornitrici, che hanno dovuto
indebitarsi al fine di consentire di
pagare i propri dipendenti e
onorare gli impegni presi. Una stima effettuata prendendo come riferimento il dato fornito da
Bankitalia e il costo medio del capitale (pari all'8,339% su base annua) sostenuto per far fronte al relativo fabbisogno finanziario generato dai mancati pagamenti.
In aggiunta, questi debiti hanno un’influenza diretta nelle decisioni di assunzione e licenziamento. Il
46% delle aziende italiane ritiene che
un migliore e più puntuale sistema di pagamenti da parte dei debitori porterebbe all'
assunzione di nuovi dipendenti. Per il
61% degli imprenditori
i ritardi nei pagamenti rappresentano una delle
cause di licenziamento dei lavoratori già in forza alle imprese e per il
73% degli intervistati il ritardo dei debitori frena la crescita del nostro tessuto imprenditoriale.