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Assonime, Italia prima della classe nel controllo spesa pubblica

Bisogna fare di più, no ad ulteriori tagli indiscriminati

Economia, Welfare
Assonime, Italia prima della classe nel controllo spesa pubblica
(Teleborsa) - L'Italia non può più dirsi un paese "spendaccione". A confermarlo il Rapporto Assonime su "La nuova governance della spesa pubblica per beni, servizi e infrastrutture”.

Negli ultimi anni il nostro paese si è distinto più degli altri partner europei nel controllo della spesa pubblica, che nel periodo 2009-2016 è cresciuta "solo" del 3,8% rispetto al 12,8 della media dell'Unione (al netto degli interessi). Ed ora in valore assoluto pro-capite (12.587 euro) questa si colloca ad un livello inferiore non soltanto rispetto ai paesi nordici ma anche rispetto a Germania (16.297euro), Francia (18.227 euro) e Regno Unito (14.307 euro).

Il rapporto ricorda che la prima reazione all'emergenza dalla crisi economica ha indotto a tagliare "laddove possibile", con un significativo contenimento dell'ammontare della spesa al netto degli interessi. Tuttavia gli effetti delle decurtazioni hanno riguardato principalmente gli investimenti, e solo a partire dal 2010 vi è stato anche "un importante ridimensionamento" della spesa per il personale (ora tornata ai livelli del 2000).

Assonime, pur riconoscendo che a parità di risorse impiegate in Italia esistono "ampi spazi di miglioramento in termini di efficienza ed efficacia della spesa", punta il dito contro la logica dei tagli lineari e pone come obiettivo il miglioramento della la qualità delle erogazioni e dei servizi. A questo proposito il rapporto suggerisce diverse linee d'intervento per "rafforzare la governance della spesa", tra cui la definizione delle priorità di spesa "in un contesto di risorse scarse" ed un controllo sistematico ex-post.

Ma soprattutto, prosegue lo studio, occorre realizzare "un profondo cambiamento culturale" incentrato sull'idea di una PA orientata a cittadini e imprese, spostando ad esempio le risorse dal back-office al front-office. Va infine riconosciuto un ruolo essenziale ai manager pubblici, riservando loro maggiori spazi di scelta che consenta, in un quadro di trasparenza sui processi decisionali, "una gestione efficiente delle risorse pubbliche".
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