(Teleborsa) - Domani, 16 giugno, circa 25 milioni di italiani saranno chiamati a versare l’acconto dell’IMU e della TASI. Nonostante l’abolizione delle tasse sulla prima casa, resta infatti ancora in vigore il
prelievo sulle seconde case e sugli immobili diversi dall’abitazione principale.
Dopo il livello record raggiunto nel 2015 (52,3 miliardi di euro), in Italia
il gettito complessivo sugli immobili si è ridotto nel 2016 a 49,1 miliardi di euro (-6,1%). L’anno scorso la pressione fiscale ha toccato comunque valori decisamente più consistenti di quelli registrati nel 2011, con un incremento di 11,4 miliardi di euro su base annua (+30,2%).
E' la fotografia scattata da una ricerca del
Centro Studi ImpresaLavoro su elaborazione di dati della Corte dei Conti e di Confcommercio.
Nel periodo 2011-2016, il maggiore incremento registrato ha riguardato la
quota patrimoniale del prelievo, più che raddoppiata (+173%), a differenza delle entrate attribuibili agli atti di trasferimento (-29%) e, a quelle sul reddito immobiliare, rimaste sostanzialmente inalterate nonostante la crescita del gettito da locazioni favorita dall'introduzione della cedolare secca sugli affitti.
Il calo di 3,5 miliardi di euro registrato tra il 2015 e il 2016 è interamente attribuibile al
taglio della TASI per le abitazioni principali licenziato dal governo nella
Legge di stabilità e che ha fatto passare il gettito della misura da 4,7 a 1,1 miliardi di euro. Le entrate derivanti dall’IMU restano invece stabili a 20,4 miliardi su base anna: la componente esplicitamente patrimoniale dell’imposizione sugli immobili è comunque più che raddoppiata rispetto al 2011 quando valeva “solo” 9,2 miliardi di euro. In crescita rispetto a cinque anni or sono risulta in crescita anche il gettito derivante dalle tasse sui rifiuti, che sono passate da 5,6 a 8,4 miliardi di euro.