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Scuola, con la Mobilità dei docenti è ancora discriminazione

Economia, Welfare
Scuola, con la Mobilità dei docenti è ancora discriminazione
(Teleborsa) - E' ancora polemica sul tema della Mobilità dei docenti, che sembra creare ancora discriminazioni, in relazione al mancato adeguamento delle scuole paritarie alla pubblica.



Per il sindacato della scuola Anief è infatti deplorevole trasferire a 170 chilometri una docente con figli piccoli negandole i punti dei servizi svolti nella paritaria.

Il caso è quello di una donna collocata dal Miur in una scuola di Catania, lontanissima dal suo Comune di residenza, Monreale, e dal proprio nucleo familiare, costituito da due figli in tenera età (3 e 1 anno) e dal coniuge, impossibilitato a seguirla. Il provvedimento è del Tribunale del Lavoro di Catania che accoglie le ragioni della docente che ha fatto ricorso ed annulla il contratto nazionale sui trasferimenti nella parte in cui non attribuisce punteggio al servizio svolto nelle scuole non statali o equiparate: per i giudici il trasferimento coatto ha costituito un inevitabile "pregiudizio per l’unità della famiglia", perché non considerando tutti i periodi di precariato sono state "gravemente compromesse l’unità e la serenità del nucleo familiare". Del resto, l’articolo 29 della Costituzione italiana, come il 31 e il 26, tutelano in modo chiarissimo l’unità della famiglia. E lo Stato non può creare le condizioni di andarla a minare, arrivando ad approvare disposizioni contrarie. Ma anche l’articolo 8 della Convenzione sulla giurisprudenza europea salvaguarda il diritto familiare.

"Questa nuova vittoria è per noi motivo di forte soddisfazione, - sottolinea il leader sindacale Marcello Pacifico - perché abbiamo dimostrato in udienza non solo l'illegittimità delle disposizioni riportate nel contratto nazionale dell’aprile scorso sulla mobilità, ma anche come il Ministero dell’Istruzione abbia gravemente compromesso l'unità e la serenità della lavoratrice e dei suoi affetti, attraverso delle previsioni contrattuali illegittime e lesive dei diritti dei lavoratori. E siccome il diritto al lavoro non può negare quello alla famiglia, visto che è una prerogativa che riguarda perfino i militari, il giudice non ha potuto fare altro che applicare la legge".

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