(Teleborsa) - Era il 24 giugno 2016, i
risultati del referendum sulla Brexit sancivano la scelta degli inglesi di uscire dall'Europa, con il 52% delle preferenze.
A un anno esatto, il processo sulla Brexit è ancora all'inizio e, nel frattempo,
l'economia britannica ha tirato il freno,
l'inflazione è cresciuta oltrepassando ampiamente il target del 2% indicato dalla Bank of England, ma sempre meno europei hanno deciso di trasferirsi nel Regno Unito.
E non si sa ancora se si tratterà di una "hard" Brexit o "soft" Brexit al di là delle
rassicurazioni del premier Theresa May formulate al suo arrivo, nei giorni scorsi, al vertice UE di Bruxelles: "Voglio rassicurare
tutti quei cittadini dell'UE che sono nel Regno Unito, che hanno costruito la loro vita, che qui hanno una casa: nessuno dovrà andarsene. Non vedremo famiglie separate, questa è una proposta giusta e seria. Voglio dare ai cittadini europei del Regno Unito certezze sul futuro della loro vita,
ma vorrei anche vedere certezze per i cittadini britannici che vivono nell'UE".
Un anno dopo, i
negoziati per l'uscita dall'UE sono partiti formalmente. Il governo inglese lavorerà contro il tempo per arrivare a un accordo prima della
scadenza del 29 marzo 2019, due anni dopo che il primo ministro May ha innescato il cosiddetto articolo 50 che ha ufficialmente avviato il processo Brexit.