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Scuola, il Miur adotta la norma "strozzasupplenze" e alimenta il precariato

Economia, Welfare
Scuola, il Miur adotta la norma "strozzasupplenze" e alimenta il precariato
(Teleborsa) - Con una circolare del Miur si forniscono indicazioni alle scuole sulle modalità di supplenza dell’anno scolastico appena avviato: richiamando il comma 131 della legge di riforma Renzi-Giannini e la Legge di Bilancio 2017, il Ministero ribadisce l’intenzione di non stipulare più supplenze annuali al personale docente e ATA precario che ha svolto tre anni di servizio non continuativo su posto vacante.

Il conteggio parte dal 1° settembre 2016. Penalizzati, ancora una volta, i docenti precari già abilitati della seconda fascia d’istituto: a poco servono le rassicurazioni del sottosegretario De Filippo sul “massimo impegno da parte del Miur in merito alle scadenze dei decreti attuativi e del bando di concorso previsto per Febbraio 2018”. Ma il problema esiste e la soluzione non è questa.

Per risolvere l'annoso problema del precariato, dunque, il Miur adotta una norma "strozzasupplenze" anziché assumere gli abilitati. Dura reazione del sindacato della scuola Anief, che "non ci sta" e preannuncia nuovi ricorsi.

"Il blocco dei 36 mesi è una norma che non doveva essere approvata, perché costituisce la traduzione opposta di quanto ci indica da tempo l’Unione Europea: i tre anni di servizio a tempo determinato su posto vacante vanno considerati come soglia da valutare per l’assunzione a titolo definitivo", ricorda il numero uno del sindacato Marcello Pacifico.

Proprio su questi temi l’Anief, dopo la discussione della petizione presso il Parlamento Europeo e la presentazione del reclamo al consiglio d’Europa, di recente ha deciso di rivolgersi anche alla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’Uomo, proprio per consentire la stabilizzazione di tutto il personale docente e Ata scolastico con più di 36 mesi di servizio svolto. Nel frattempo,la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha espresso forti perplessità sul limite dei 12 mesi di risarcimento sanciti dalla Corte di Cassazione per indennizzare i precari della Pubblica Amministrazione che non vengono immessi in ruolo.

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