(Teleborsa) -
J.P. Morgan decide di entrare nella "truffa" del Bitcoin. Le
dure parole del suo CEO, che si era scagliato contro lo strumento di trading digitale, definendolo appunto una
fraud, non sono bastate a tenere a freno l'appetito degli operatori collegati alla banca d'investimento americana, attirati dal recente
sell-off sulle voci del bando cinese.
L'istituto finanziario ha operato indirettamente tramite una
Exchange Traded Note quotato alla
Borsa di Stoccolma, strumento che permette di replicare l'andamento di un indice sottostante, che in questo caso era il tasso di cambio bitcoin-dollaro.
Assieme a
Morgan Stanley, il colosso USA ha fatto
acquisti per oltre 3 milioni di euro, quando il valore della criptovaluta era sceso sotto i
3 mila dollari. Il cambio ha poi ripreso quota ad inizio settimana e viaggia vicino ai 4 mila dollari, ma rimangono
parecchi dubbi sulla valuta elettronica.
Alcuni analisti sostengono che per competere con altre monete fiat il cambio dovrebbe salire
a un milione di dollari, dato che la frazione più piccola del
Bitcoin, il
Satoshi (pari a 0.00000001 Bitcoin), non ha ancora raggiunto un valore soddisfacente (l'ultimo cambio era a 0.0000356819 dollari).