(Teleborsa) - La
Corte costituzionale tedesca
accoglie solo in parte il ricorso sulla legalità del
Quantitative Easing della BCE, sottolineando però che
alcuni aspetti violano la legge tedesca, cosa che potrebbe portare a eventuali azioni legali, specie per la
troppa flessibilità con cui vengono acquistati gli asset,. La sentenza inoltre da a Francoforte
3 mesi di tempo per fare chiarezza sul programma.
È quanto ha stabilito nella sentenza che ha tenuto tutta
Europa con il fiato sospeso, in merito al ricorso sulla
costituzionalità del programma pandemico di acquisto di titoli pubblici (
Pspp) della Banca centrale europea, presentato dagli imprenditori tedeschi Heinrich Weiss, Patrick Adenauer e Juergen Heraeus nel 2015.
La Corte ha
promosso parzialmente il piano di QE già lanciato da tempo dall'Eurotower e oggi confermato come arma per il contrasto all'emergenza economica dovuta alla pandemia Covid-19.
Come si legge nel comunicato emesso dalla Bundesverfassungsgericht, "la Corte costituzionale federale
non ha riscontrato una violazione del divieto di finanziamento monetario dei bilanci degli Stati membri", specificando allo stesso tempo che la sentenza attuale "
non riguarda alcuna misura di assistenza finanziaria adottata dall'Unione europea o dalla BCE
nel contesto dell'attuale crisi del coronavirus".
I due scenari sono però fortemente collegati: una
bocciatura totale avrebbe portato a conseguenze pesantissime che però non sono state del tutto evitate.
La Corte tedesca ha infatti sottolineato che
governo federale e Bundestag tedesco "hanno
violato i diritti dei denuncianti" per
"non aver intrapreso iniziative" contro la BCE che, secondo i giudici tedeschi, "n
on ha valutato né dimostrato che le misure" inerenti al
PSPP "soddisfino il principio di proporzionalità".
La Bverfg dunque, avverte che ci sono dei
chiari limiti costituzionali e che la
BCE è andata oltre le sue competenze ("ultra vires") in particolare sul modo flessibile con cui vengono effettuati gli acquisti.
Se da una parte, i giudici rilevano è possibile per le istituzioni UE superare le loro competenze, "è prevedibile che questi casi rimangano rari", ricordando che la Corte di Giustizia Europea ha sì confermato il QE come competenza della BCE, ma
senza considerare il "principio di proporzionalità" che si applica alla
divisione delle competenze tra Unione e Stati membri.
Proprio in merito al principio di proporzionalità, la Corte federale tedesca rileva che il
PSPP, "che ha significativi effetti di politica economica"
necessita di chiari "obiettivi di politica monetaria" e di "
effetti di politica economica identificati, ponderati ed equilibrati l'uno rispetto all'altro".
"Perseguendo incondizionatamente l'obiettivo di politica monetaria del PSPP - cioè raggiungere tassi di inflazione inferiori, ma prossimi al 2% - e
ignorando i suoi effetti di politica economica, la
BCE ignora manifestamente i
l principio di proporzionalità", chiarisce la Corte per cui la BCE con il suo programma "
eccede il mandato di politica monetaria della BCE".
La Corte sottolinea inoltre che, tra i vari aspetti negativi del PSPP, c'è quello di un "maggior
e rischio che l'area euro diventi dipendente dalle politiche degli Stati membri in quanto non può più semplicemente terminare e annullare il programma senza compromettere la stabilità dell'Unione monetaria".
Da qui la duplice richiesta dei giudici federali alle autorità tedesche di
"adottare misure volte a garantire che la BCE effettui una valutazione della proporzionalità" e alla stessa Eurotower a cui vengono chiesti 3 mesi per dare spiegazioni sul programma, chiarendo in particolare "che gli
obiettivi di politica monetaria perseguiti dal PSPP
non siano sproporzionati rispetto agli effetti di politica economica e fiscale".
Infine, si chiede alla Bundesbank di garantire che "le o
bbligazioni già acquistate e detenute nel suo portafoglio siano
vendute sulla base di una strategia - possibilmente a lungo termine -
coordinata con l'Eurozona".