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Oro, la riscossa del bene rifugio

L'oro domani
Tuttavia tornando alla corsa dell'oro, non sembra essere finita qui. La banca d'affari statunitense Goldman Sachs vede il metallo giallo oltre i 1.400 dollari l'oncia entro fine anno, specificando che fintanto che la Fed non ricomincerà ad attuare una politica monetaria restrittiva, l'oro non potrà far altro che salire. Molti parlano di una bolla speculativa, ma secondo gli analisti di Nomura, è la domanda ad essere cambiata.

Dalla Cina arriva una forte domanda, soprattutto per il settore della gioielleria, per l'aumento del reddito pro capite. Questo trend è destinato a continuare ancora per molto tempo, visto che il consumo a persona del metallo giallo risulta ancora inferiore del 50% rispetto a quello degli Stati Uniti.
In generale, negli ultimi cinque anni, l'oro ha mostrato una correlazione negativa con il dollaro ed una correlazione prossima allo zero sia con i mercati azionari che con quelli obbligazionari. Positiva invece la correlazione con il petrolio, perché un aumento del prezzo di quest'ultimo può generare nel medio termine pressioni inflazionistiche, spingendo il prezzo del metallo prezioso verso l'alto.

Per concludere va fatto notare che la corsa dell'oro non sarà infinita. Attualmente infatti le quotazioni del metallo giallo si trovano in una situazione di eccesso positivo, rispetto ai prezzi del greggio, con attese di un riallineamento degli stessi rispetto agli altri mercati. Va da sé, quindi, che come per il petrolio anche l'oro potrebbe trovare un'area di consolidamento, presumibilmente attorno agli 800/900 dollari l'oncia. Eventuali ulteriori aumenti dei prezzi non saranno comunque da escludere, ma con una salita più moderata rispetto al rally precedente.

Uno scenario, quindi, che potrebbe ricalcare il copione già scritto in precedenza dal petrolio. Il prezzo dell'oro nero, infatti, negli ultimi 7/8 anni è passato da 30 dollari al barile a 150 dollari al barile, per poi assestarsi e consolidare in area 80 dollari al barile.


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