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Parola d'ordine: fidelizzare. Il business delle fidelity card

Un metodo sicuro per trattenere i clienti
Da punto di vista dell'esercente, queste carte non servono solo a fidelizzare, e quindi ad attirare il cliente in questo esercizio piuttosto che in un altro, ma hanno anche altri scopi.

Le card più moderne, ovvero quelle collegate ad un sistema software ad hoc, consentono di monitorarne l'utilizzo praticamente in tempo reale per applicare strategie di marketing mirate al raggiungimento degli obiettivi.
Il gestore può verificare il flusso dei consumi attraverso l'accesso al web, ma anche controllare l'andamento dei vari punti vendita.

C'è di più: le aziende che forniscono questo servizio si sono spinte ancora oltre, agganciando alle fidelity card un tipo di comunicazione digitale e di mobile advertising.
Si parte dalla carta, che contiene i dati anagrafici del cliente e le sue abitudini di acquisto, per finire sul suo cellulare o sulla sua posta elettronica nel momento più opportuno.
"Provate ad immaginare un direttore di un supermercato o di un grande magazzino che per molteplici motivi (sciopero dei mezzi pubblici, pioggia, ecc.) rispetto al suo budget di vendita giornaliero, monitorato in tempo reale, è al di sotto del 10%", spiegano su e-businessconsulting.it. Con tale strategia "sarà possibile inviare ad esempio, in tempo reale, un sms di offerta a tutti i titolari personalizzandolo in base all'anagrafica, alla località di residenza ed in funzione della categoria di prodotti solitamente acquistati ecc.". Incredibile, no?

Ormai esistono moltissimi tipi di carta fedeltà.
Una delle più diffuse, soprattutto nei supermercati, è quella sui cui si caricano punti in proporzione agli acquisti fatti: un punto ogni euro di spesa, ogni 5, 10 euro ecc. I punti accumulati danno poi il diritto a premi (alzi la mano chi non ha a casa il catalogo dei premi del proprio supermarket!) o a sconti futuri.
Una domanda sorge spontanea: perché non fanno un bello sconto al momento del pagamento, così il cliente torna a casa felice e contento? Eh, no!! I punti "obbligano" chi fa acquisti a tornare altre volte per continuare ad accumularli, e poi a tornare per utilizzarli.
Inoltre, la carta non sempre ha lo stesso "prezzo" per il gestore. E' statisticamente provato che molti clienti, pur essendo fedelissimi a quell'esercizio commerciale, non utilizzano i punti accumulati. E questo rappresenta un gran risparmio per l'esercente, che a chiusura di bilancio non deve "regalare" tutti i premi che aveva messo in preventivo.

Spesso dietro la card c'è un complicato sistema di calcolo: i punteggi aumentano se si fa shopping in un certo giorno piuttosto che in una certa fascia di oraria, o se si acquistano determinati prodotti e marche... Insomma, la povera vecchina che vuole velocizzare la propria raccolta punti per prendere in omaggio la padella antiaderente deve fare calcoli da astrofisico!!

Vogliamo parlare dei regali? Nessuno resta immune dalla punti-premi mania, perché sui cataloghi dei regali c'è davvero di tutto: dal set per fondue alla bicicletta di Winnie the Pooh, passando per la pesapersone elettronica che dice anche quanta massa grassa si ha attorno alle cosce, la tendina da campeggio, addirittura abbonamenti semestrali ad Astrella e TV Sorrisi e Canzoni e biglietti per cinema e teatro. Come si fa a resistere a simili tentazioni di consumismo gratuito?

I cataloghi premi soddisfano anche i consumatori "socio-impegnati", diciamo quelli che quando si sono sposati hanno devoluto l'importo delle bomboniere a questa o quella associazione no-profit. Spesso, infatti, si può scegliere di devolvere il premio dei punti accumulati a qualche ente benefico.

E poi ci sono le carte fedeltà di credito, che danno anche la possibilità di farsi scalare quanto speso poco alla volta. Naturalmente con garanzie, TAN, TAEG e quant'altro!


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