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Expo 2015: mille e non più mille

Buoni propositi, ma sempre meno risorse. Anche l'Expo fa la cura dimagrante
Quando il progetto di Expo2015 prese forma, si parlava di investimenti in infrastrutture per 14 miliardi di euro. Qualche organo di stampa parlò addirittura di 20 miliardi. Secondo una ricerca effettuata nel 2008 dalla Camera di commercio milanese su un campione di oltre 1.100 imprese, si prevedeva un incremento del fatturato intorno ai 44 miliardi di euro (+10%) e 70.000 potenziali nuovi posti di lavoro. Leggermente diverse, ma pur sempre rosee, le stime di uno studio della Bocconi che parlava di 69 miliardi di fatturato e 61.000 nuovi impieghi. L'Ufficio studi della Camera di commercio di Monza-Brianza aggiungeva che l'evento avrebbe generato 540 milioni di euro di indotto a Roma, 421 a Venezia, 223 a Firenze e 114 milioni a Napoli. Oggi, nuove cifre non ce ne sono. Assolombarda conferma sul proprio sito la potenziale creazione di 70.000 posti di lavoro, stimando 34 miliardi di euro di benefici economici per il territorio.

Quanto agli investimenti che verranno fatti da qui al 2015, invece, la cifra è di 1,746 miliardi di euro per le infrastrutture, 1,277 miliardi per i costi di gestione. Questi ultimi verranno interamente coperti dai ricavi previsti, mentre i primi saranno elargiti per la maggior parte (1,486 miliardi) dal Governo, il resto dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Milano dal Comune di Milano e dalla Camera di Commercio di Milano. I privati contribuiranno con 260 milioni di euro.

E guai a uscire dal seminato: la Ragioneria Generale dello Stato ha, infatti, detto categoricamente "no" ad una eventuale deroga del patto di stabilità degli enti locali per un importo annuale di circa 130 milioni di euro. In compenso, l'Expo potrà contare su un novello Tavolo tecnico di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio.

Ad ogni modo, è chiaro come, dall'ormai lontano 2006, la manifestazione milanese sia stata sottoposta a continue diete dimagranti. Che sia colpa della crisi e della connessa austerity, oppure del buco nei conti ereditato dall'amministrazione Moratti (come affermato a suo tempo), sta di fatto che molti progetti sono stati ridimensionati.

Tra questi, quello di ricostruire realmente tutti gli habitat e tutte le piante e colture: troppo costoso, tempi troppo lunghi. Senza la certezza di riuscire a mantenerle in vita una volta calato il sipario sull'evento. Stesso discorso per le grandi strade regionali: ad oggi, sembra certa solo la realizzazione nei tempi previsti della Brebemi. Della Tem e della Pedemontana, invece, non c'è certezza. A conti fatti, risultano cancellate circa una ventina di infrastrutture, soprattutto quelle che avevano lo scopo di migliorare gli spostamenti dei visitatori.
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