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Paradisi fiscali la meta di molti... ma non per tutti!

I paradisi fiscali, casseforti sicure per capitali in fuga e rifugio per i contribuenti.

Il tesoro nascosto dei paradisi fiscali

Ventunomila miliardi di dollari tra il 1970 e il 2010. E' il tesoro che in quarant'anni sarebbe stato depositato nei paradisi fiscali e che arriverebbe fino a trentaduemila, se si aggiungono i conti protetti, a bassissimo regime di tassazione, nei soliti luoghi, Svizzera, Cayman Islands, Bermuda, Irlanda, Singapore e via dicendo. Come prendere le intere economie di un anno di Stati Uniti e Giappone e nasconderle sotto il materasso.

Denaro non usato a scopi produttivi e nemmeno tassato nel luogo in cui è stato prodotto. Questa, poi, è solo la ricchezza finanziaria nascosta: non sono calcolate opere d'arte, immobili, gioielli, yacht domiciliati negli stessi paradisi.

Cifre colossali che emergono da uno studio realizzato, per il gruppo di attivisti Tax Justice Network, da James Henry, esperto di tassazione. Per arrivare a queste conclusioni, Henry ha incrociato una serie di fonti, compresi dati della Banca per i regolamenti internazionali (BRI) e del Fondo monetario Internazionale (FMI), dai quali emergono stime che forniscono una narrazione interessante dei movimenti della ricchezza nell'era della globalizzazione.

Tutto ciò è il risultato di movimenti di capitale, favoriti - spiega Henry nel rapporto - da uno stormo di facilitatori professionisti, altamente pagati e industriosi, operanti nei settori del private banking, della professione legale, della contabilità e dell'investimento.

Una parte di questi spostamenti sarebbe avvenuta in forma di flussi di capitale. Un'altra attraverso fatturazioni false. Dei 6.500 miliardi di dollari che, per esempio, sarebbero usciti illegalmente dai Paesi in via di sviluppo tra il 2000 e il 2008, quasi la metà deriverebbe da fatture truccate che hanno consentito di creare offshore patrimoni non identificabili dalle autorità: il 60% dalla Cina, l'11% dal Messico, il 5% dalla Malaysia, il 3% da India e Filippine. Nello stesso periodo, invece, sarebbero usciti per vie diverse, ma sempre illegali, 427 miliardi di dollari dalla Russia, 302 dall'Arabia Saudita, 268 dagli Emirati Arabi, 242 dal Kuwait, 152 dal Venezuela.

Va detto che la crisi economica ha rivitalizzato i paradisi fi scali, casseforti sicure per capitali in fuga, dove i benefici sono tutti dalla parte dei soliti furbetti. A tal proposito i Paesi internazionali si stanno muovendo, tramite accordi, per attuare misure mirate a contrastare l'evasione a livello comunitario, in particolare contro i paradisi fiscali e la pianificazione fiscale aggressiva. Recentemente il commissario europeo alla fiscalità, Algirdas Semeta, ha promesso che entro fine anno la Commissione UE farà delle proposte in merito.

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