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La scuola fa acqua... anche dagli edifici

Le gravi carenze della scuola italiana non si fermano alla didattica. E le risorse? Non ci sono.

La doppia sfida dell'edilizia scolastica

Quando si parla di investimenti in edilizia scolastica, i problemi sono sostanzialmente due: la manutenzione e mantenimento dell'esistente e gli interventi straordinari per il Sud.

Al Nord, vi sono regioni come la Toscana, il Piemonte e l'Emilia Romagna che nel tempo hanno sempre avuto una gestione virtuosa del proprio patrimonio edilizio scolastico, tanto che oggi possono dichiarare di avere necessità di interventi urgenti di un 25% inferiore alla media nazionale. Eppure, anche in questi casi dal 2008 ad oggi c'è stato un pesante calo del 50% degli investimenti in manutenzione straordinaria e del 55% di quelli in manutenzione ordinaria, che implicano una sofferenza nel mantenere la qualità degli standard di cura degli edifici. La sola Emilia Romagna, che in occasione del recente terremoto ha dimostrato come un patrimonio edilizio curato e monitorato sia stato un valore aggiunto per la sicurezza degli studenti e l'assistenza alla popolazione colpita dal sisma, diminuisce dal 2008 ad oggi di circa l'84% i finanziamenti per la manutenzione straordinaria per ogni singolo edificio e del 56% quelli per la manutenzione ordinaria.

Al Centro, una Regione come il Lazio dovrebbe vantare un grado di urbanizzazione elevato e invece molto spesso c'è assenza di controlli e il più delle volte i Comuni non hanno neanche inviato i dati sufficienti per poter essere classificati, colme accaduto per il Comune di Roma. Dai dati che riguardano le altre Province laziali emerge invece che una scuola su tre (28%) necessita di interventi di manutenzione urgenti, mentre il 50,4% ne ha avuti negli ultimi 5 anni. Nessun edificio scolastico è stato costruito secondo criteri di bioedilizia.

Al Sud si trova la situazione peggiore. I capoluoghi di provincia del Sud sono, infatti, in gran parte sotto la cinquantesima posizione della graduatoria Legambiente. Il capoluogo più virtuoso del mezzogiorno è Lecce che si trova al 23º posto dopo un lungo elenco di località del Nord e del Centro Italia. Le regioni meridionali stanno provando a fare il passo in avanti, come la Campania che ha dati superiori di più del 30% rispetto alla media nazionale sulla certificazione degli edifici, ma che dichiara ancora di avere più della metà delle scuole che necessita di interventi urgenti. O la Puglia, che ha metà delle scuole provviste di certificato prevenzione incendi, circa sedici punti superiore al dato medio nazionale, mentre si ferma solo al 13,58% di scuole con il certificato di agibilità (58,08% è il dato nazionale).Non mancano naturalmente degli esempi di eccellenza, come le scuole a km ed emissioni 0 o quelle completamente autosufficienti dal punto di vista energetico, ma solo casi isolati, fondati sulla forza e convinzione delle autorità locali e spesso non ripetibili.

La graduatoria, che viene stilata su una serie di parametri, non solo la sicurezza, ma anche la qualità dell'ambiente e dei servizi (tipo mense ecc), vede ancora in vetta Trento (1º), seguita da Piacenza (2º), Verbania (3º), Prato (4º), Parma (5º), Reggio Emilia (6º), Pordenone (7º), Asti (8º), Forlì (9º) e Terni (10º). Elementi di eccellenza su singoli parametri si riscontrano anche su altre province, mentre anche per il 2012 Roma presenta dati incompleti e non viene inserita in graduatoria.
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