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DDL Concorrenza, lo stop al parity rate fa arrabbiare Booking: “Con noi sempre tariffa migliore”

Alla fine di un percorso lungo, a tratti travagliato, fatto di rinvii e modifiche, durato quasi 3 anni, con 146 sì e 113 no il Senato ha finalmente approvato con fiducia il DDL Concorrenza, senza modifiche rispetto al testo licenziato dalla Camera a fine giugno.
Obiettivo? Promuovere lo sviluppo della concorrenza e garantire la tutela dei consumatori in applicazione dei princìpi dell’Unione europea in materia di libera circolazione e apertura dei mercati.

Tanti i provvedimenti che riguardano assicurazioni, i liberi professionisti, Poste, banche, farmacie e il mercato dell'energia. Ma sulla neonata legge già infuriano le polemiche degli insoddisfatti dell’ultima ora o della prima, se preferite. Secondo Federconsumatori, il Ddl concorrenza è una legge scritta dalle aziende, che non porterà alcun vantaggio, ma solo gravi ripercussioni per i cittadini, specialmente in campo energetico, assicurativo e farmaceutico.

Contrarie al provvedimento anche le opposizioni. Le pesantissime accuse del presidente della Commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti, sono la migliore dimostrazione che il "Ddl concorrenza varato dal Governo Gentiloni – Renzi è una presa in giro che tutela sempre i soliti noti dei poteri forti e va a discapito di cittadini e piccole imprese. Non c’è altro da aggiungere" ha dichiarato Enrico Cappelletti il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Senato.

In queste ore, poi, a far discutere è la cosiddetta norma ribattezzata "Booking", che vieta il parity rate, rendendo nulle le clausole con le quali alberghi e B&B sono obbligati a non praticare alla clientela prezzi più bassi rispetto a quelli pubblicizzati dall’intermediario anche online.

BOOKING PASSA AL CONTRATTACCO – Booking.com ovviamente non ci sta e dopo il via libera definitivo della Camera al Ddl Concorrenza rassicura i propri clienti: il portale "garantirà in ogni caso la tariffa migliore", pronta a "rimborsare la differenza".

Booking.com fa sapere in una nota di avere "sempre operato nel rispetto delle regole e benché in disappunto con la nuova legge approvata in Italia che abolisce gli impegni di parity rate raggiunti con i partner italiani, valuterà gli effetti di tale legge e aggiornerà, dove necessario, gli accordi e i termini generali dei contratti". Booking.com "ritiene — continua la società — che la nuova legge italiana violi le normative dell’Ue e sia in contrasto con gli sforzi della Commissione europea per promuovere l’innovazione digitale a livello europeo, compromettendo così la coerenza e la concorrenza previste nell’ambito del mercato unico digitale". Venticinque autorithy di tutta Europa, tra cui l’Italia, "concordano sul fatto che gli accordi di parity rate proposti da Booking.com siano soddisfacenti in materia di concorrenza. Proprio per questo, Booking.com è convinta che la clausola MFN (Most Fovourited Nations), attualmente in vigore in quasi tutta Europa, contribuisca a rendere più trasparente il mercato, a una corretta concorrenza tra i portali di prenotazione online e sia in grado di favorire il turismo globale mantenendo prezzi bassi per i consumatori".

Per questo, conclude la nota "Booking.com intende rassicurare i partner che il proprio staff, Italia compresa, è costantemente impegnato a garantire che ogni luogo abbia le consuete opportunità di competitività per migliorare e attrarre clienti in un settore che vede il turismo sempre più internazionale e mobile. Booking.com è pertanto certa che i partner italiani continueranno a offrire ottimi prezzi, condizioni e disponibilità tramite la propria piattaforma data la varietà e il volume in grado di assicurare. Anche i clienti possono continuare a prenotare tramite Booking.com perché il portale garantirà in ogni caso la tariffa migliore: qualora un cliente trovi online un prezzo inferiore per la medesima sistemazione, Booking.com, come ha sempre fatto, rimborserà la differenza".
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