Facebook Pixel
Milano 18-mar
33.940,96 0,00%
Nasdaq 18-mar
17.985,01 0,00%
Dow Jones 18-mar
38.790,43 +0,20%
Londra 18-mar
7.722,55 0,00%
Francoforte 18-mar
17.932,68 0,00%

Eurozona: è un problema di deficit. Ma quale?

Per evitare un aggravamento della crisi i Paesi in attivo devono aumentare la propria domanda interna.

"Prima il deficit, poi il deficit e poi ancora il deficit". Questo è l'elenco delle priorità del governo spagnolo che risulta dal discorso pronunciato in Parlamento dal Ministro del Bilancio iberico, Cristobal Montoro, alla presentazione dell'ennesima manovra finanziaria di messa in sicurezza dei bilanci pubblici da parte di un paese dell'Eurozona.

E' un'affermazione interessante e curiosa per un Paese il cui debito pubblico nel 2012 salirà a circa l'80% del PIL, meno della media attuale dell'intera Eurozona (86,8%); il cui deficit pubblico dovrebbe assestarsi quest'anno al 5,3%, in linea, o sotto, i livelli riscontrabili in Paesi ricchi e reputati come Francia, Regno Unito e Stati Uniti; ma il cui tasso di disoccupazione è prossimo al 23%, dato davvero fuori scala tra i maggiori Paesi industrializzati e che si confronta con una media dell'Eurozona pari a un comunque devastante 10,8%.

Ma, soprattutto, è un'affermazione preoccupante, stante l'esito che una siffatta sequenza di manovre di risanamento fiscale ha sortito in Grecia, ove l'insolvenza dello Stato si è resa comunque inevitabile, ancorché ordinata, e ha, comunque, lasciato il Paese in condizioni difficili, con un disavanzo pubblico superiore al 7% e una disoccupazione oltre il 21%.

La preoccupazione è tale che all'inizio di aprile i mercati, lungi dal tirare un sospiro di sollievo di fronte alla determinazione del governo iberico, hanno fatto registrare un netto aumento degli spread sui titoli di Stato spagnoli e, per contaminazione, su quelli italiani. Si è così, in gran parte, vanificato il progresso reso possibile dalla massiccia iniezione di liquidità (circa un triliardo di euro) operata dalla Banca Centrale Europea con le due operazioni di rifinanziamento al sistema bancario dell'Eurozona operate a fine 2011 e inizio 2012.

Che la radice della crisi dell'Eurozona risieda nell'indisciplina fiscale dei governi non è più una tesi credibile sotto il profilo economico (in realtà non lo è mai stata), anche se resta assai ben spendibile sul piano politico. L'elemento che ha accomunato i Paesi ritenuti responsabili di detta crisi, i cosiddetti GIPSI (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia) non è né un insostenibile debito pubblico, né un elevato disavanzo statale. Sotto entrambi i profili, Spagna e Irlanda sono stati a lungo ritenuti Paesi "virtuosi", mentre l'Italia, pur gravata da forte debito pubblico, non sfigurava affatto, quanto a deficit, quando comparata a Francia e Germania.
Altri Top Mind
```