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Meno corruzione per far crescere l'economia

La lotta alla corruzione è un tema fondamentale che deve rimanere sempre prioritario.

La crisi economico-finanziaria in atto, con tutti i suoi effetti anche drammatici, dovrebbe per lo meno indurre a riflettere su quanto grandemente la lotta alla corruzione contribuirebbe a liberare energie e risorse, e a favorire l'emersione di attività economiche che giovano al sistema della fiscalità generale. La prassi della corruzione all'interno della Pubblica Amministrazione e negli appalti pubblici, nonché nell'ambito degli incentivi alle attività produttive, distrugge il mercato, creandone altri protetti paralleli, altera la libera concorrenza, favorendo una selezione alla rovescia, devasta il mercato del lavoro, aliena gli investimenti produttivi, alimenta la filiera dell'illegalità fino ad arrivare alla criminalità organizzata, riduce l'efficacia della spesa pubblica, con conseguente lievitazione dei costi, ed incrina la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.

I danni economici di una prassi corruttiva diffusa sono enormi. Una relazione presentata al Parlamento europeo nel giugno dello scorso anno stimava che la corruzione costi all'Europa 120 miliardi di euro all'anno, ovvero l'1% del PIL dell'intera UE. In Italia si stima che la corruzione produca ogni anno danni per circa 60 miliardi, cioè la metà di tutta la UE. Il dato probabilmente è sovrastimato, ma è assai significativo di quanto, nonostante l'impegno delle forze dell'ordine e della magistratura, la corruzione sia da noi un fenomeno costante, diffuso e percepito quasi come normale.

Per combatterlo, ho la sensazione che lo sforzo più consistente debba essere rivolto non tanto sul versante legislativo, quanto su quello amministrativo, nel semplificare le procedure e, soprattutto, nell'agire con determinazione sui fattori che costituiscono il terreno favorevole alla sua diffusione, come gli oneri burocratici e la qualità della burocrazia, nel pretendere la trasparenza ed il rispetto delle norme vigenti, nel potenziare il capitale sociale. Il quadro normativo appare presidiato, in ambito europeo, dagli artt. 285-287 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE), che affidano alla Corte dei Conti europea il controllo formale di legittimità sulla correttezza e regolarità della gestione finanziaria e, nel nostro ordinamento, dalla legge n. 116/2009 di ratifica della Convenzione ONU in materia di anticorruzione, dal piano straordinario contro le mafie e delega al governo in materia di normativa antimafia, approvato con la legge n. 136/2010.
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