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IMU e Poll-tax: chi tocca la casa va a casa?

La proprietà della casa, come la terra per i contadini, è legittimata da principi ancestrali.

La tassazione patrimoniale degli immobili, con l'introduzione dell'IMU anche sulla prima casa, ha colpito nel profondo dell'animo gli italiani: l'astensione elettorale, il voto di protesta, lo svuotarsi del consenso verso i partiti vengono in gran parte da questa decisione. Lo smarrimento è ancor più forte in coloro che avevano espresso il proprio suffragio a favore della coalizione del precedente governo, venuta meno ai patti: la casa non è tassabile perché non è solo la proprietà sacra per eccellenza, ma il luogo della inviolabilità della libertà personale e dell'indipendenza dal mercato. E' stato quindi un errore politico, quello di aver introdotto l'IMU, perché da sempre la casa è governata dal nomos della terra, diversamente dal reddito, dagli affari e dagli investimenti mobiliari che sono ben altra cosa, essendo retti per accettata, unanime convinzione, dal nomos delle acque.

Viviamo in tempi difficili, così diciamo: le borse salgono e scendono in continuazione, i risparmi accumulati si amplificano fuggevolmente così come rapidamente si dissolvono, da un giorno all'altro come niente ci si trova disoccupati. E' il nomos delle acque, quello che condiziona l'intrapresa ed i mercati. Ora siamo esposti ai "venti che spirano fortemente contrari", per usare le parole della Dichiarazione dell'appena concluso G8 di Camp David. Nessuno si stupisce più di tanto della imprevedibilità di questi eventi. Non è dell'oggi questa riflessione: "Chi possiede un piccolo patrimonio mobiliare dipende quasi sempre, in maggiore o minore misura, dalle passioni di un altro. Bisogna che si pieghi alle regole di un'associazione o ai desideri di un uomo. E' soggetto alle benché minime vicissitudini della fortuna commerciale e industriale del suo paese, e la sua esistenza è continuamente turbata dalle alternative del benessere e della miseria, ed è raro che l'agitazione che domina il suo destino non introduca qualche disordine nelle sue idee e una certa instabilità". Così scriveva nel 1856 Alexis de Tocqueville, narrando della vita in Francia, delle abitudini del suo popolo nel libro intitolato l'Ancien Regime et la Révolution.
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