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Sliding Doors

Se arriva (e se non arriva) l'uragano Tsipras.

I disastri, però, non sono tutti uguali. I terremoti, ad esempio, possono essere terribili. A Huaxian, nello Shaanxi, nel 1556 ci furono 830mila morti. Ad Haiti, due anni fa, le vittime furono 316mila. Gli uragani fanno invece, al massimo, poche centinaia di vittime. Katrina, nel 2006, ne fece 1833.

A parità di energia distruttiva, terremoti e uragani hanno tra loro una fondamentale differenza. I terremoti non sono prevedibili, gli uragani lo sono. Lasciano sempre qualche giorno per organizzarsi e scappare. I morti di New Orleans scelsero consapevolmente di restare nella città deserta.

Con tutto il rispetto, l’ingegnere Alexis Tsipras non è una supernova, non è un asteroide e non è nemmeno un terremoto. Al massimo è un uragano il cui possibile arrivo è noto da un mese. Negli ultimi giorni, del resto, investitori e speculatori, rialzisti e ribassisti, hanno tutti fissato le tavole di compensato alle finestre e alle porte, hanno staccato la spina a tutti gli elettrodomestici, fatto scorta di coperte, cibo e medicinali e si sono incolonnati ordinatamente verso il cash, i Bund, il dollaro, l’oro, i Treasuries e gli altri centri di accoglienza.

I libri dei trader sono oggi scarichi come se fossimo a inizio anno. Le borse, dall’inizio di giugno, sono addirittura in rialzo nonostante i dati macro in prevalenza deludenti. Anche i ribassisti, dopo tutto, rischiano con le elezioni greche e preferiscono ricomprare. Il loro incubo è che Tsipras perda e che Samaras formi un governo già martedì prossimo con il Pasok e con la Sinistra Democratica.

A tenere in piedi i mercati sono anche i sondaggi. Sarebbero proibiti da qualche giorno, ma la Grecia non è il paese dell’applicazione rigorosa delle leggi. I sondaggi ci sono e circolano. Mostrano ancora un testa a testa, ma l’elemento decisivo è che né Tsipras né Samaras sembrano poter raggiungere la maggioranza assoluta. Ci saranno quindi governi di coalizione e Tsipras, in caso di vittoria, dovrà scendere a compromessi con forze contrarie a rotture con l’Europa.
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