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Cosa rispondo alla Germania

Alcune osservazioni sull'intervento del direttore del Die Welt.

La complicata via europea alla mutualizzazione
L'Italia ha vinto la semifinale con la Germania per i Campionati europei. Il Presidente Monti ha vinto la sua partita al Vertice europeo. Tutto bene. Le borse salutano con entusiasmo i segnali incoraggianti che arrivano da Bruxelles. Gli italiani gioiscono soprattutto per il successo nella partita di calcio. Invece di due super Mario, ora ne abbiamo tre. Il fatto che pochi giorni fa il Centro Studi Confindustria abbia pubblicato altri drammatici dati sulla congiuntura economica che stiamo attraversando è passato quasi sottosilenzio, comunque, sottotono. Non per rovinare la festa ma per non ignorare la realtà delle cose, il CSC prevede per il 2012 una caduta del PIL del 2,4% che è esattamente la previsione del FMI di un anno fa; un tasso di disoccupazione del 10,4% nel 2012 e dell'11,8 nel 2013; un debito pubblico del 125,7 sia nel 2012 che nel 2013 nonostante che per gli stessi anni si preveda un avanzo primario rispettivamente del 3,1 e del 4,3.

Ha detto il Presidente di Confindustria che "siamo sull'abisso" e che dall'inizio della crisi abbiamo perso 1,5 milioni di posti di lavoro. Con questi dati, non sarà possibile raggiungere il pareggio di bilancio. Giovedì il Tesoro ha collocato i BPT ad un tasso di rendimento insostenibile del 6,19. Siamo comunque con l'acqua alla gola. E le misure varate al Vertice - per come presentate sommariamente - non risolvono immediatamente nessuno di questi problemi. Proprio per questi motivi, oggi vorrei fare alcune osservazioni sull'intervento del direttore del Die Welt su Repubblica che, in qualche modo, è rappresentativo della mentalità nazionalistica tedesca prevalente in questa fase storica.

Dice il signor Schmid: "è una grande fortuna per l'Europa che la Cancelliera, con caparbietà quasi mostruosa, resti ancorata al primato della politica di risanamento dei bilanci sovrani. È bene che ella non si lasci convincere a seguire un nuovo keynesismo..." Ecco, dopo 35 anni di liberismo sfrenato, qualcuno viene a dirci che non si può produrre ricchezza con nuovo indebitamento. È una falsità. Famiglie e imprese non potrebbero crescere senza indebitarsi. Non si può essere sempre e comunque per i conti pubblici in ordine se la gente muore di fame e a prescindere dalla fase congiunturale. Significativamente il signor Schmid parla di bilanci "sovrani" dopo che lo stesso ha evocato la fase degli anni '50 e '60 quando gli europei dissero addio all' "epoca dei nazionalismi, delle guerre fratricide, delle devastazioni e delle macerie".
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